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Il WWF dice sì al referendum

L'associazione invita ad aderire alla raccolta di firme lanciata dall'Italia dei Valori. Ecco il comunicato:

di Redazione

«Il referendum sul nucleare c’è già stato, e ha registrato l’opinione contraria al nucleare della stragrande maggioranza degli italiani. Gli effetti di quel referendum sono tutt’ora validi.

Il WWF, però, in presenza della messa in campo da parte del Governo e della maggioranza parlamentare, in barba alla volontà popolare espressa con chiarezza, di numerosi provvedimenti volti alla costruzione di centrali nucleari, registra l’iniziativa assunta autonomamente dall’Italia dei Valori e invita i cittadini a sottoscrivere la richiesta di referendum, pur sottolineando che avrebbe preferito un’iniziativa condivisa con la società civile e non marcata politicamente.

 

Il WWF sottolinea che il Governo si appresta a spendere i soldi degli Italiani per convincerli a cambiare opinione, finanziando una campagna in tal senso, senza dare spazio alle opinioni contrarie. Questo va contro ogni elementare regola di democrazia che impone la pluralità delle voci e delle posizioni, tanto più su argomenti così controversi e trattandosi di campagne finanziate coi soldi pubblici. 

Il WWF ribadisce che la scelta del nucleare nel nostro Paese non ha alcun senso ed è dettata da mere scelte ideologiche ed affaristiche. Al di là del rischio ambientale e per la salute delle popolazioni, il nucleare è fallimentare dal punto di vista economico, non dà indipendenza e sicurezza energetica – l’uranio è una risorsa che entro qualche decennio finirà- le centrali costituiscono degli obiettivi “sensibili”, con la conseguente militarizzazione del territorio. Nelle recenti elezioni regionali, quasi tutti i candidati (e gli eletti) alla carica a Governatore hanno dichiarato di non volere il nucleare nella propria Regione.

Appare quindi sempre più evidente che l’unica strada sostenibile in materia di energia sia quella del risparmio, dall’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili e pulite: una strada che l’Italia non ha imboccato con decisione e sulla quale non ha investito adeguatamente,  non avendo alcuna vera strategia, a differenza di molti altri Paesi, europei e non. La nuova politica nuclearista è di fatto una nuova e ulteriore tassa che colpirà le tasche degli italiani, e si tradurrà in un enorme spreco di denaro pubblico che farà perdere al nostro Paese il treno della nuova economia pulita.

La mancanza di una strategia è denunciata dal fatto che si agisce sulla base di un mix energetico deciso a priori e senza un dibattito pubblico e un piano energetico nazionale. L’Italia non ha neanche una strategia di riduzione delle emissioni di CO2 valida, visto che la delibera CIPE del 2002 è rimasta lettera morta ed è superata. L’opzione nucleare oggi, dunque, in presenza di un poderoso sviluppo tecnologico mondiale delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica, nasconde l’assenza di un pensiero strategico che attrezzi l’Italia per le sfide energetiche e ambientali del presente e del futuro».

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