Welfare

Il Welfare secondo Sacconi

Guida ragionata al Libro verde presentato dal ministro del Lavoro

di Daniele Biella

Ecco il Libro verde del Welfare. È stato lo stesso presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a presentarlo alla stampa, per poi passare la parola al ministro Maurizio Sacconi, ideatore e firmatario del documento. Che è un pamphlet  più che un libro, viste le 26 pagine totali. Pagine comunque piene di spunti e di linee guida del nuovo governo in materia di temi sociali. Del resto le 26 pagine si presentano come un indice di temi per una discussione pubblica che “occuperà i prossimi 3 mesi” è detto nell’introduzione.

Ecco i nodi più significativi, raccolti in una breve analisi del testo, intitolato ‘La vita buona nella società attiva’ e scaricabile dal sito del ministero.

Si comincia con l’introduzione-dedica di Sacconi: “Questo libro è dedicato ai giovani e alle loro famiglie perchè vuole concorrere a ricostruire fiducia nel futuro”. Poi la ‘mission’: “Siamo chiamati a una sfida non solo economica, ma prima di tutto progettuale e culturale. Vogliamo riproporre la centralità della persona. Pensiamo a un welfare delle opportunità”, quest’ultima un’espressione assai ricorrente nel testo. Infine, sempre nell’introduzione, il ministro propone l’apertura di un futuro dibattito: “per sollecitare un diffuso confronto su disfunzioni e sprechi del modello attuale, su un modello di governance che garantisca la sostenibilità finanziaria, su un’ipotesi di grandi programmi (natalità, famiglia, formazione, salute). Una consultazione pubblica sarà aperta sulle questioni sollevate dal Libro verde, per un periodo di tre mesi. Le principale opzioni politiche identificate saranno condotte a sintesi in un Libro bianco del sociale”.

Il libro verde inizia poi ufficialmente a pagina 5, elencando le disfunzioni del sistema sociale attuale e facendo leva, più che sui giovani, sulla problematicità del sistema pensionistico italiano: “la nostra spesa sociale”, recita il documento, “si colloca leggermente al di sopra della media dei paesi Ocse e la sua composizione è manifestamente squilibrata in favore della spesa pensionistica, che assorbe il 66,7%”. Soluzione? “Dovrebbe valutarsi la necessità di promuovere un ulteriore innalzamento della età di pensione una volta completata la fase di graduale elevazione della età minima a 62 anni”.

Poi si passa al capitolo spesa sociale. A cominciare da quella sanitaria, di cui “preoccupa la tendenza a medio e lungo termine: vari osservatori ipotizzano che al 2050, in assenza di politiche correttive e di riequilibrio, la spesa sanitaria potrebbe più che raddoppiare”. Ancora: su queste dinamiche pesano “l’invecchiamento e la bassa natalità, che determinano un cambiamento nelle priorità del sistema sanitario. Il consumo di risorse socio-sanitarie per le persone oltre i 75 anni e’ 11 volte superiore alla classe di eta’ 25-34 anni. I pazienti cronici rappresentano gia’ il 25% della popolazione e assorbono il 70% della spesa. In questo constesto, c’è anche un riferimento all’aumento di persone disabili, che “oggi superano i 2,5 milioni, 900mila dei quali di fatto confinati in casa vivendo in strutture con barriere architettoniche. Una condizione, la disabilità, che coinvolge il 12% degli ultrasessantacinquenni”.

Come migliorare il welfare tenendo conto di questi dati? Il Libro verde lo chiede al lettore, formulando domande aperte per la consultazione pubblica di cui sopra. Una prima indicazione la dà comunque il testo: “Il sistema di Welfare non deve essere smantellato. E la spesa sociale non va tagliata. Essa, piuttosto, va governata e riorientata in modo da rendere il sistema non solo finanziariamente sostenibile, ma anche più equo ed efficiente perchè realmente in grado di incoraggiare la natalità, abbattere le barriere, facilitare la mobilità, combattere le discriminazioni, prevenire i bisogni e contrastare le povertà”.

A pagina 11 arriva “la tesi centrale di questo Libro verde: una società attiva è insieme più competitiva, perchè caratterizzata da un’alta dotazione di capitale umano, ma anche più giusta e inclusiva, perchè capace di connettersi e costruire relazioni sociali”. Relazioni che, in un passo a pagina 16, vengono convogliate nel “fare comunità, a partire dalle sue proiezioni essenziali che sono la famiglia, il volontariato, l‘associazionismo e l’ambiente di lavoro, si no a riscoprire luoghi relazionali e di servizio come le parrocchie, le farmacie, i medici di famiglia, gli uffici postali, le stazioni dei carabinieri”.

Un altro passaggio rilevante è sempre a pagina 16: “Prevedere per provvedere, alle persone e alle famiglie occorre auto-organizzare il futuro, come soggetti responsabilmente attivi”. E poco più sotto. “È finito il tempo della contrapposizione, tutta ideologica, tra Stato e mercato ovvero tra pubblico e privato”. A pagina 22 c’è anche un riferimento al 5 per mille: “La sperimentazione dovrebbe essere condotta a regime anche se su una platea di beneficiari più selezionati. Ad esso va riconosciuto il merito di avere non solo orientato risorse su attività meritevoli, m anche di avere stimolato una cultura della donazione”.

Il documento si conclude con una proposta inerente il mondo del lavoro: “Un patto sulle regole che individui sedi di confronto sulle grandi scelte strategiche dell’economia e della società, strumenti per governare gli effetti sociali delle trasformazioni e arrivare ad un sistema di relazioni industriali più moderne”, ovvero “nuove e più adeguate regole di tipo partecipativo e collaborativo nelle relazioni sindacali e negli assetti della contrattazione collettiva e forme di prevenzione e moderazione dei conflitti sindacali”.

A poche ore dall’uscita del Libro verde del welfare, le prime reazioni: se per Berlusconi è un esempio di “politica di sinistra” del suo esecutivo, molto critico si è dimostrato invece Michele Mangano, presidente nazionale dell’Auser: “Non bastavano i tagli agli enti locali e la revisione in negativo dei Lea sanitari”, attacca Mangano, “ora si punta anche ad allungare l’età pensionabile attraverso una politica sull’invecchiamento attivo che per quanto ci riguarda è assolutamente irricevibile. Ancora una volta ci troviamo di fronte ad una proposta estemporanea ed unilaterale del governo che non riconosce il ruolo delle forze sociali”.

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