Il welfare non piace all’artigiano

Il welfare? E’ troppo costoso rispetto alla qualita’ e alla quantita’ dei servizi offerti, e molti artigiani e dipendenti di piccole imprese non sono disposti a pagare piu’ contributi in cambio di prestazioni maggiori proprio perche’ ci si vuole avvicinare ad un sistema di protezione sociale piu’ flessibile, magari anche privato. Sono alcune delle indicazioni che emergono da un’ indagine sull’attuale welfare che il Censis ha realizzato per Confartigianato, intervistando 592 famiglie di titolari d’impresa artigiana e 241 famiglie di dipendenti di piccole imprese. L’indagine e’ stata presentata in una conferenza stampa, questa mattina, dal presidente di Confartigianato Luciano Petracchi. Una bocciatura su tutti i fronti dell’attuale welfare da parte dei piccoli imprenditori, il 66,4% dei quali giudica il sistema previdenziale indeguato ”perche’ chiede troppo”. Ma allo stesso tempo si dichiarano disponibili ad accendere polizze private. Un giudizio negativo arriva anche per i servizi sanitari e per l’assicurazione per gli infortuni sul lavoro che il 59% giudica ”troppo onerosa”. Ma la grande maggioranza dei piccoli imprenditori (circa l’81,5%) non e’ apparsa disponibile a pagare maggiori contributi per avere maggiori prestazioni e i costi attuali del welfare vengono visti anche come un ostacolo alla creazione di occupazione. Dall’indagine del Censis, il 16,8% delle imprese intervistate indica nella riduzione dei contributi previdenziali una delle condizioni per aumentare il numero degli addetti. Tra i dati che emergono con maggiore evidenza c’e’ anche la diffusa volonta’ di poter contare su un’assicurazione privata per le malattie e circa la meta’ degli intervistati ha stipulato un polizza vita personale o familiare. In linea con questi dati emerge, dunque, la richiesta di un modello di tutela fatto su misura.