Welfare

Il welfare non è un lusso

Contro i tagli ai fondi per le politiche sociali

di Maurizio Regosa

Roma. Il coordinamento delle realtà impegnate nel sociale, fra cui le cooperative sociali capitoline, ha indetto per il 27 aprile una mobilitazione nazionale avrà luogo sulla Scalinata del Campidoglio a partire dalle 10.30. Ecco il loro comunicato:

«Proprio nel momento in cui i cittadini dovrebbero poter contare sulle istituzioni, per superare le gravi difficoltà provocate dalla crisi economica, lo Stato batte in ritirata, lascia completamente sole le persone e le famiglie, con l’incredibile riduzione delle risorse dei fondi nazionali per le politiche sociali: le risorse passerebbero dai 2 miliardi 527 milioni del 2008 ai poco più di 545 milioni previsti per il 2011. Una riduzione di quasi l’80%!

Siamo al collasso.

Saranno proprio i più deboli a pagare tali sciagurate scelte politiche.

La spesa sociale pro-capite (interventi di assistenza e sostegno sociale) oscilla dai circa 33 euro della Campania (dato più basso della media di 65 euro del Mezzogiorno) ai 344 euro della Valle d’Aosta, a fronte del fatto che da otto anni il Sud cresce meno del Centro-Nord, con sacche di povertà che coinvolgono quasi il 23% delle famiglie. Bisogna tornare a investire sulle politiche sociali e di cittadinanza per raggiungere obiettivi di coesione e di inclusione sociale, di sicurezza, salute, di promozione della legalità e della qualità della vita dei cittadini.

Non vogliamo che il welfare si trasformi in pura carità o assistenzialismo.

Vogliamo un modello di Welfare che garantisca i bisogni delle persone come diritti costituzionali, in un rigoroso federalismo solidale.

Le politiche sociali non possono essere marginali, vogliamo un welfare come volano dello sviluppo, che non sia costruito sulle pratiche di affidamento/delega, a costi ridotti, degli interventi e dei servizi sociali al Terzo settore.

Un welfare che si basi sull’integrazione dell’intervento fra pubblico e organizzazioni no-profit, nel rispetto reciproco dei diversi ruoli, nel riconoscimento della dignità del lavoro sociale.

Le organizzazione aderenti richiedono:

un più forte investimento di risorse e servizi e la definizione dei Livelli essenziali di assistenza da garantire su tutto il territorio nazionale, correggendo le gravi sperequazioni presenti tra Nord e Sud del Paese;

la definizione del tariffario delle prestazioni sociali e socio-sanitarie e il conseguente adeguamento delle rette per i servizi residenziali e semiresidenziali;

il rilancio delle politiche per l’infanzia e adolescenza e della legge 285/97;

la riduzione dell’Irap per le onlus;

la certezza nei tempi e nelle modalità di pagamento;

l’introduzione di misure di contrasto alla povertà;

l’utilizzo delle risorse della lotta all’evasione fiscale per garantire i diritti sociali;

coinvolgimento attivo del Terzo Settore (associazioni, cooperative, volontariato) in tutti i passaggi di programmazione delle politiche e progettazione dei Piani di Zona;

riconoscimento e valorizzazione delle professioni del sociale;

garanzia dell’utilizzo a scopo sociale dei beni sottratti alle mafie e l’utilizzo delle caserme dismesse per realizzazione un piano di housing sociale e di interventi in linea con le direttive della Legge 328/2000».

 

 

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