Non profit

Il welfare? lo vorremmo cos

La divisione del ministero del welfare

di Riccardo Bonacina

Caro direttore, ho letto il suo editoriale «Lavoro e welfare: divorzio pericoloso». Le dico subito che non sono completamente convinto della inopportunità di separare le competenze del ministero del Lavoro da un eventuale e, a mio avviso necessario, ministero delle Politiche sociali. E questo per le medesime ragioni per cui si vorrebbe un unico ministero. Se lo sviluppo non è solo questione di Pil, se il welfare è un insieme di funzioni per lo sviluppo, a maggior ragione occorre un ministero dedicato che sappia costruire connessioni, sinergie, raccordi strategici con tutti gli altri ministeri e non solo con quello del Lavoro. Certo, le politiche attive del lavoro devono coordinarsi con le politiche sociali, ma allo stesso modo le politiche economiche, quelle per la casa, per le infrastrutture, le politiche sanitarie, quelle industriali e cosi via. Mettere insieme in un unico ministero politiche del lavoro e sociali non è garanzia di per sé di scelte migliori, o di coordinamento efficace. In questo caso la forma non è sostanza. La sostanza al contrario risiede in un ministero delle Politiche sociali forte e con il portafoglio. È questa la vera richiesta da fare: un ministero con il portafoglio. Si obietterà che ormai tutte le competenze in materia sono passate alle Regioni, per cui appare velleitaria se non inutile un?ipotesi del genere. è vero che se vogliamo attribuire allo Stato ancora qualche competenza sulle politiche sociali, l?unico modo, per non incorrere in possibili conflitti con le Regioni, è di aggiungere una congiunzione ?e? e un aggettivo ?welfare?, alla denominazione del ministero del Lavoro. Aggettivo che diventa sostantivo esclusivamente riferito alle politiche attive del lavoro, o a provvedimenti legislativi che riguardano le organizzazioni di terzo settore. Decidiamo una volta per tutte che i sistemi di welfare sono un insieme di occasioni sociali, di opportunità partecipative e di crescita, un insieme di attività e intraprese capaci di connettere le opportunità con le persone, di avvicinare le persone alla opportunità, di fare in modo che le persone sappiano creare e gestire opportunità. Se decidiamo tutto questo occorre un ministero delle Politiche sociali con il portafoglio, non di terza fila, ma di prima fila, non in difesa ma a centro campo. Perché le politiche sociali sono politiche di sviluppo e attraversano tutte le dimensioni della programmazione. Non sono poche le competenze che potrebbero essere trasferite a un nuovo ministero delle Politiche sociali e attualmente sparse e perse inutilmente in altri ministeri: ma qui la cosa si farebbe lunga. Con grande stima, le invio un caro saluto. Michele Finizio Caro Finizio, è vero, la richiesta sostanziale è che il ministero delle Politiche sociali non sia una trovata per aumentare le poltrone da occupare, e una scelta che marginalizzi le politiche di welfare, con una poltrona senza portafoglio e con una delegazione debole. Il punto di vista che abbiamo espresso, come lei sottolinea, è per il resto simile. Non c?è sviluppo senza un welfare efficae ed efficente.


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