Welfare

Il welfare in azienda? Rende bene, ma va fatto su misura

«Standardizzare gli interventi è sbagliato. Ogni attività pensata per i dipendenti deve essere personalizzata sulle peculiari esigenze delle persone», sostiene Matilde Marandola, dirigente dell'associazione italiana per la direzione del personale

di Redazione

Oggi ha davvero senso fare impresa senza mettere al centro del proprio lavoro anche l’attenzione alle persone? «No se l’azienda vuole crescere». Non ha dubbi Matilde Marandola – referente nazionale Area Responsabilità Sociale, AIDP, Associazione italiana direzione del personale, il network che conta 19.000 membri, oltre 3.000 soci attivi e 16 gruppi regionali. «E per farlo dobbiamo trasformare il welfare aziendale in welfare generativo e superare la visione legata alla semplice dimensione del rendimento economico».

Come ha maturato questa convinzione?
Sono laureata in Giurisprudenza e, dopo la laurea, ho deciso di iscrivermi ad un Master in ambito HR. Mi sono bastati pochi giorni di lavoro per capire che questa sarebbe stata la mia strada. Ho iniziato il mio percorso in una società di consulenza, nella quale sono rimasta per circa 20 anni assumendo ruoli di responsabilità crescenti. Aidp è stata, è e sarà parte integrante del mio percorso e della mia passione. Nel 2014 sono diventata Presidente del gruppo campano e ho deciso di avviare un mio progetto imprenditoriale. Sono una Professional Certified Coach dall’International Coaching Federation e Professore a contratto sulle tematiche formazione e soft skills presso l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. Questo è il mio secondo mandato in AIDP Campania e, inoltre, dal 2018 sono la Referente dell’Area Responsabilità Sociale AIDP. L’Area nasce dalla volontà di racchiudere tutte le best practice come attività, progetti ed idee in corso o future al fine di sensibilizzare le persone e i territori sulle tematiche della Responsabilità Sociale. Oggi per tutte le aziende l’attenzione alle persone è cruciale. Dobbiamo fare però un passaggio fondamentale: il solo welfare aziendale non basta più. Le aziende devono mettere in atto processi virtuosi di welfare generativo.

Dal welfare aziendale al welfare generativo quindi. Come si realizza questo passaggio?
Il welfare generativo ha il compito di superare la visione legata alla semplice dimensione del rendimento economico delle risorse in azienda, puntando l’attenzione sulle persone, sul ri-generare le loro competenze e sul responsabilizzarle in ottica comunitaria al fine di aumentare il benessere e il rendimento di ciascuno. L’idea di base è data dal creare felicità in azienda: in contesti organizzativi in cui sempre più risorse lavorano nella demotivante logica dell’“andare avanti”, è fondamentale attivare processi e meccanismi che permettano alle stesse di respirare un clima più sereno e di percepire una cura particolare e non generale. L’organizzazione si preoccupa di ciascuno, non di tutti. Quindi ricevere, ma anche dare, in un’ottica di un incontro tra diritti e doveri. Se qualcuno mi ha aiutato sarà mio compito aiutare a mia volta, affinché non solo io, ma tutti in azienda e fuori possiamo contribuire al benessere collettivo.

Che significa oggi essere un’impresa responsabile?
La responsabilità è una scelta legata ai valori, all’etica e alla mission e vision di ogni organizzazione. La responsabilità sociale si realizza attraverso flussi che investono tutti gli stakeholders siano essi diretti ed indiretti.

Perché è importante creare programmi di welfare personalizzati per i propri dipendenti?
I concetti fondamentali che ruotano intorno al welfare sono comunque quelli di ascolto ed empatia. Standardizzare sistemi di welfare è sbagliato come per qualsiasi sistema in ambito HR, infatti i sistemi vanno personalizzati in un’ottica di ascolto e comprensione delle specifiche e peculiari esigenze delle persone.

È fondamentale far percepire a ogni persona che lavora con noi una attenzione non generale, ma particolare nei suoi confronti

Come attraverso i progetti avviati i dipendenti si responsabilizzano con l’obiettivo di aumentare l’impatto degli interventi sociali a beneficio dell’intera collettività?
È un processo innanzitutto di ascolto…


Continua a leggere su Morning Future

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.