Report FragilItalia
Il welfare del futuro? Per gli italiani c’è una sola strada: riforme e innovazione
La nuova indagine realizzata dall’Area studi Legacoop in collaborazione con Ipsos mostra uniformità di idee sulle soluzioni. Ma il Paese si divide a metà sulla rivisitazione dei sistemi previdenziale e sanitario a fronte del progressivo invecchiamento della popolazione
di Redazione
Un italiano su due ritiene indispensabile una riforma del welfare italiano. Nove su dieci sostengono che il welfare del futuro dovrà prevedere una maggiore integrazione tra servizi sociali, sanitari, educativi e per il lavoro. Occorrerà investire su prevenzione e promozione della salute, stimolando ancor di più stili di vita corretti per ridurre i costi sanitari a lungo termine. Inoltre, per otto intervistati su dieci, dovrà supportare le persone e la loro resilienza ai disastri e alle crisi. Sono soltanto alcune delle principali evidenze che emergono dal Report FragilItalia “Il welfare del futuro”, realizzato dall’Area studi Legacoop in collaborazione con Ipsos, sulla base dei risultati di un sondaggio effettuato su un campione rappresentativo della società italiana, per testarne le opinioni sul tema.
Nel report, il Paese appare diviso a metà circa la necessità di riformare il sistema previdenziale e sanitario a fronte dell’invecchiamento della popolazione. Soltanto il 10% si pronuncia a favore di tagli e riduzioni per rendere il sistema sostenibile, mentre il 43% ritiene necessario tagliare solo ai privilegiati, garantendo i minimi assistenziali a tutti. C’è un 47% che, invece, è contrario alle riforme, mentre il 43% considera necessari maggiori investimenti da parte dello Stato e una razionalizzazione dei costi. Infine, il 4% vorrebbe lo status quo.
Il report stila anche una classifica delle sfide che il sistema di protezione pubblica dovrà affrontare nei prossimi anni. Al primo posto la prevenzione e la promozione della salute (che registra il 50% delle indicazioni), seguite dall’invecchiamento della popolazione (43%), dalle disuguaglianze sociali (40%), dalla sostenibilità finanziaria (37%), dall’integrazione tra servizi sociali, sanitari, educativi e del lavoro (36%), dalle politiche di sostegno alle persone per affrontare difficoltà di vita temporanee (34%) o calamità (33%), dai cambiamenti del mercato del lavoro (32%).
«Il sistema del welfare è entrato nel futuro dalla fine della pandemia», afferma Simone Gamberini, presidente di Legacoop. «C’è molto lavoro da fare per riformarne le strutture, ovviamente, ma l’opinione pubblica mostra di avere compreso la strada da seguire e di avere le idee ben chiare, a partire proprio dall’esigenza di abbandonare schemi tradizionali per modernizzarne logiche e attività. Un welfare vicino alle persone e alle comunità, che si assuma la responsabilità di offrire soluzioni ai nuovi trend che segnano la vita reale delle persone, come l’invecchiamento e la denatalità, nel modo più efficiente e meno improduttivo possibile; queste le caratteristiche che emergono insieme a una disponibilità a vedere operare in un mix collaborativo e non esclusivo tutti gli attori esistenti, dal pubblico al privato fino, soprattutto al privato sociale. Questa nuova mentalità, che ha assunto tutti i cambiamenti degli anni recenti, tuttavia, deve trovare un riscontro proprio nell’operatore pubblico che non può più basarsi sulla mera esigenza di esternalizzare servizi per ridurre i costi, ma deve operare strategicamente, valorizzando in particolare i partner più efficienti e affidabili in funzione della soddisfazione dei cittadini, e non dei tagli ai bilanci. Al momento non è così, e per essere davvero sostenibile il welfare del futuro richiederà che il lavoro di cura e di assistenza sia adeguatamente riconosciuto e remunerato, perché è semplicemente essenziale per il benessere della società e di questo Paese».
Per affrontare il problema dell’invecchiamento della popolazione, il 55% degli intervistati si dichiara molto (11%) o abbastanza d’accordo (44%), con l’ipotesi di un ripensamento del mix di contributi, fiscalità generale e compartecipazione degli utenti per garantire servizi universali e di qualità. Un dato coerente con le valutazioni relative alla gestione del welfare futuro. Mentre il 32% preferirebbe una gestione affidata solo allo Stato e agli enti pubblici, il 43% si esprime a favore di una gestione in collaborazione tra Stato ed enti pubblici con cooperative o enti non profit, il 23% a favore di una gestione in collaborazione tra Stato ed enti pubblici con imprese capitalistiche private e il 3% per i soli soggetti privati. Da rilevare che il 65% degli intervistati ritiene che le cooperative debbano svolgere un ruolo importante nello sviluppo del welfare del futuro. In particolare, tra gli ambiti di maggior contributo per le cooperative, il 34% indica l’integrazione tra servizi sociali, sanitari ed educativi; il 32% la realizzazione di reti di servizi sempre più vicini alle famiglie e alle persone, il 31% le disuguaglianze sociali, il 28% le politiche per i giovani, il 27% le politiche di sostegno alle persone che debbono affrontare difficoltà di vita temporanee o rischi sociali.
Il Report prende inoltre in considerazione anche le valutazioni della popolazione italiana su come dovrebbe evolvere il nostro sistema di welfare rispetto ai vari ambiti di intervento. Sul tema della denatalità, più di 7 italiani su 10 (il 77%) ritengono che il welfare del futuro dovrebbe offrire servizi alla genitorialità da 0 a 21 anni, in termini economici, di formazione e supporto per sostenere la competenza genitoriale, il benessere dei figli e la solidità delle famiglie. Inoltre, per il 73% dovrebbe sostenere una cultura “family friendly”, che riconosca il valore sociale della maternità e della paternità. Sempre in tema di interventi e politiche per la famiglia, l’86% pensa che il welfare del futuro dovrebbe facilitare l’accesso dei giovani a case a prezzi accessibili, aiutandoli a superare un ostacolo chiave alla formazione di nuove famiglie. Giovani per i quali, secondo l’88% degli intervistati, servirebbe anche un ripensamento delle politiche loro dedicate, investendo nell’istruzione, nella formazione e nell’inserimento lavorativo, per dare loro prospettive stabili e favorire la loro transizione alla vita adulta e familiare.
Sul fronte del lavoro, il 77% sottolinea l’esigenza che il welfare sappia adattarsi ad un mondo del lavoro più frammentato e flessibile, fornendo nuove forme di protezione e sicurezza sociale; il 78% percepisce l’urgenza di nuovi servizi e politiche di welfare a supporto della conciliazione tra vita privata e lavorativa, promuovendo la parità di genere per aumentare il tasso di partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
Altro tema caldo è quello delle disuguaglianze sociali, rispetto al quale il 77% esprime preoccupazione per il rischio crescente che le disuguaglianze sociali, senza un’azione decisa per ridurle, possano minare la coesione sociale e la stabilità democratica. Infine, il senso della comunità. Per l’82% degli intervistati il welfare del futuro deve sviluppare servizi di prossimità, reti di servizi territoriali a sostegno delle famiglie vicino a casa: un welfare di comunità basato su legami di prossimità che supportano la vita familiare quotidiana. Un dato cui si affianca quello del 78% di intervistati che sottolinea come il welfare del futuro dovrà essere un “welfare generativo” che miri a rigenerare le risorse umane e sociali, promuovendo la responsabilizzazione delle persone e delle comunità e favorendo la loro capacità di affrontare i rischi sociali.
Credit: foto Vlad Sargu su Unsplash
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