Economia
Il welfare aziendale? Un nuovo modello di impresa
UBI Banca e ADAPT hanno presentato “Welfare for People”, il secondo rapporto sul welfare occupazionale e aziendale in Italia. «Il gap tra offerta e domanda di questi servizi in Italia raggiungerà i 70 miliardi di euro entro il 2025», ha sottolineato la presidente del Consiglio di Gestione di UBI Banca, Letizia Moratti
Il welfare aziendale come nuova relazione industriale e modello produttivo di impresa e non solo una parziale risposta dall'arretramento di quello pubblico specie se si tratta di assistenza sanitaria integrata. È il tema di "Welfare for People", seconda edizione del rapporto sul welfare occupazionale e aziendale in Italia promosso dalla Scuola di alta formazione in Relazioni industriali e di lavoro di ADAPT, fondata da Marco Biagi e dall'Osservatorio UBI Welfare di UBI Banca.
I risultati dello studio sono stati presentati questa mattina a Milano dal presidente del Consiglio di Gestione di UBI Banca, Letizia Moratti, e dal coordinatore scientifico di ADAPT, Michele Tiraboschi, con la partecipazione del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, il Segretario Generale della CISL, Annamaria Furlan e Stefano Granata, Presidente Gruppo Cooperativo CGM e Presidente Confcooperative Federsolidarietà.
Lo studio nasce dall'attività continuativa di monitoraggio sull'evoluzione del welfare aziendale e occupazionale e per la seconda edizione si è concentrato sui fondi sanitari integrativi e sulla contrattazione collettiva nel settore della meccanica, con l'aggiunta dell'analisi condotta sul territorio di Brescia dopo quello di Bergamo della prima edizione.
Il rapporto evidenzia come il welfare aziendale debba essere visto come un nuovo modello produttivo e di impresa più che di parziali risposte all'arretramento di quello pubblico. In particolare l'assistenza sanitaria integrativa, al centro dello studio, diventa centrale perché consente il miglioramento delle condizioni di salute dei lavoratori e va quindi a incidere sull'organizzazione e sulla produzione di impresa.
UBI Banca, nel corso dei primi due anni di attività della divisione specializzata UBI Welfare, ha siglato un accordo quadro con Confindustria nazionale e con 18 associazioni datoriali e territoriali di matrice confindustriale e non, che annoverano migliaia di imprese di diversa dimensione, dalle grandi aziende alle PMI meno strutturate, in molteplici settori e aree del Paese. Il welfare aziendale è, infatti, un’opportunità per ogni impresa, a prescindere dalla classe dimensionale.
Non solo, l’offerta di UBI Banca è fortemente personalizzata e comprende: servizi alla persona e istruzione di figli e familiari, con una rete di oltre 600 servizi diffusi su scala nazionale; accesso a un network di più di 1.200 strutture sanitarie a condizioni agevolate; servizi nell’ambito del benessere, della cultura, del tempo libero, oltre alla possibilità di utilizzo di numerosi brand attivi in tutti i settori della grande distribuzione, con una copertura di circa 15.000 punti di spendibilità in tutta Italia; comprende inoltre previdenza complementare, disponibilità di buoni welfare on demand e gestione rimborsuale delle spese sostenute.
Le aziende che oggi si avvalgono del servizio UBI Welfare sono oltre 400: numeri in costante crescita, anche grazie al forte impegno della banca nella diffusione della cultura del welfare aziendale come elemento strategico per la competitività delle imprese.
In particolare, il rapporto ha evidenziato la crescita dei fondi sanitari in termini qualitativi e l'orientamento a promuovere l'assistenza sanitaria integrativa di settore a scapito di quella integrativa aziendale.
«Il gap tra offerta e domanda di servizi di welfare è un dato ormai acquisito in tutte le economie sviluppate, nella sola Italia si prevede che raggiunga i 70 miliardi di euro entro il 2025», afferma Letizia Moratti. «La ricerca condotta nel rapporto ADAPT – UBI Banca conferma l'importanza che i servizi assistenziali avranno per l'ulteriore sviluppo dei sistemi di welfare e la conseguente sostenibilità sociale delle economie avanzate».
«In controtendenza rispetto a quanti individuano nel welfare aziendale una debole risposta alla crisi del welfare pubblico», ha affermato Michele Tiraboschi, coordinatore scientifico di ADAPT, «il rapporto dimostra, alla luce di una ricca raccolta di contratti collettivi e fonti aziendali, la forte carica innovativa del fenomeno».
Il welfare aziendale è poi particolarmente importante per le PMI, cuore dell'economia italiana, come ha ricordato Vincenzo Boccia, presidente Confindustria, secondo cui il welfare può diventare la chiave per l'abbassamento del cuneo fiscale. «Dobbiamo lavorare sul welfare e sullo scambio salario-produttività», ha ricordato.
L'importanza del welfare aziendale è stata sottolineata anche dal segretario generale della CISL, Annamaria Furlan. «È un tema importantissimo che oggi fa parte di tanti contratti. Parlare di welfare aziendale significa parlare dei bisogni e delle aspettative dei lavoratori e delle loro famiglie", ha commentato Furlan. «Si tratta di uno strumento di contrattazione molto importante che può collegare i bisogni dell'impresa, dei lavoratori e del territorio».
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