Volontariato

Il web da strumento necessario a occasione di crescita

Le associazioni potranno beneficiare dell’integrazione e dell’ibridazione sviluppata fortemente in questo 2020 tra reale e virtuale, tra online e offline e sviluppare sinergie virtuose. L'obiettivo resta quello di comunicare in modo efficace e innovativo. Ne abbiamo parlato con Antonella Tagliabue di Un-Guru che cura il progetto "Volontari per un giorno"

di Laura Solieri

La comunicazione è parte integrante della strategia e del modo di essere di ogni organizzazione, e non deve essere vissuta come una sorta di attività aggiuntiva di cui occuparsi se avanzano tempo e risorse. Per rifuggire dagli stereotipi, poi, occorre comunicare in modo efficace e innovativo quegli elementi identitari che rendono unica ogni associazione nella consapevolezza che, superato questo periodo, le associazioni potranno beneficiare dell’integrazione e dell’ibridazione sviluppata fortemente in questo 2020 tra reale e virtuale, tra online e offline e sviluppare sinergie virtuose.


Ne parliamo con Antonella Tagliabue (nella foto), Managing Director e Senior Advisor Un-Guru; tra i massimi esperti in Italia sui temi dello sviluppo sostenibile e delle responsabilità sociale di impresa, Tagliabue cura, tra le altre cose, l'organizzazione e la comunicazione dell'iniziativa “Volontari per un giorno”, la più grande campagna di volontariato realizzata a Milano e provincia, che coinvolge partner privati, non profit e Comune di Milano.

Nella consapevolezza delle risorse di tempo, economiche ecc. delle piccole/medie associazioni, su cosa queste dovrebbero concentrarsi maggiormente in tema di comunicazione, oggi più di ieri alla luce delle tante informazioni da cui siamo bombardati quotidianamente, per far passare i propri messaggi che sono importanti ma troppo spesso accompagnati e sviliti da immagini stereotipate di mani, abbracci e cuori piuttosto che da slogan abusati del tipo "aiutaci ad aiutare"?
Il primo passo è lavorare sui fondamentali. Fare una riflessione su visione e missione, una verifica su cosa esprimono e come lo esprimono, anche alla luce dei tempi e dei linguaggi che cambiano. Per rifuggire dagli stereotipi occorre comunicare in modo efficace e innovativo quegli elementi identitari che rendono unica ogni associazione.
Per superare gli slogan, occorre ricordare sempre che la miglior e più efficace forma di comunicazione è dare l’esempio. Quindi concentrarsi sul rendere visibile l’esempio che ogni associazione dà con il suo operato e comunicare proprio quell’esempio. E spostare il focus dal problema all’accoglienza del disagio e alla sua soluzione. Il passo successivo è rendere questi messaggi condivisibili, virali, fare in modo che altri li vogliano fare propri e trasmettere a loro volta.

Cosa ne pensa degli eventi online (dirette Facebook ecc.) che in questo 2020 hanno fatto scoprire alle associazioni nuovi modi di comunicare e proporre cose? Superato questo periodo, come ottimizzare al meglio questa esperienza, cosa mantenere e cosa non ripetere?
Credo che per il Terzo settore rappresentino in realtà una grande occasione per riflettere sulle potenzialità del digitale, del web, dei social network. Nuovi modi di incontrarsi, comunicare, fare formazione, scambiarsi idee, creare e mantenere contatti. Superato questo periodo, le associazioni potranno beneficiare dell’integrazione e dell’ibridazione tra reale e virtuale, tra online e offline e sviluppare sinergie virtuose. Soprattutto in materia di eventi. Spesso il mondo associativo fatica a innovare in questo ambito e questa potrebbe essere l’occasione giusta. E spero proprio che l’utilizzo di nuove piattaforme e di nuove modalità abbia consentito alle organizzazioni di comprendere le potenzialità che questi nuovi strumenti offrono loro per ampliare la platea a cui rivolgersi, un tema particolarmente sentito quanto si tratta di eventi (“siamo sempre gli stessi”), e di superare la difficoltà nell’attrarre persone nuove e promuovere gli eventi in maniera efficace.

Le persone hanno da sempre sete di esperienze e il volontariato è tra le esperienze più ricche e intense che si possano proporre: come rendere le associazioni maggiormente consapevoli di questo e del fatto che la comunicazione/promozione delle proprie attività è in questo senso un atto fondamentale?
Intanto occorre acquisire la consapevolezza che non è possibile non comunicare. Se si sceglie di non comunicare si comunica comunque, ma il messaggio sbagliato. La comunicazione è parte integrante della strategia e del modo di essere di ogni organizzazione, non deve essere vissuta come una sorta di attività aggiuntiva di cui occuparsi se avanzano tempo e risorse. La comunicazione è un vero e proprio asset per le associazioni. La comunicazione è fondamentale per la sopravvivenza e per la crescita. E io ritengo che faccia parte anche di una sorta di responsabilità verso la comunità nelle quali le associazioni operano: condividere problemi e disagio e, soprattutto, la capacità di superarle. Le associazioni di volontariato hanno una visione migliore del mondo e devono raccontarla. Soprattutto perché le persone cercano esperienze e condivisione e il volontariato è anche tutto questo.

Il volontariato è qualcosa di fisico, di caloroso, è presenza: come coniugare questo aspetto fisiologico con il grande mondo virtuale della rete, dei social, che consente di allargare il proprio raggio di azione, di farsi conoscere anche da quel pubblico che per vari motivi non varcherebbe mai la soglia della nostra associazione?
Intanto il web e i social network permettono di pensare a nuove forme di volontariato e a nuove forme di partecipazione che si svolgono online: attivismo, comunicazione, ricerca di persone che condividono valori e missione. Inoltre, possono aiutare a creare e sentirsi parte di una community che si ritrova, con le modalità tipiche di questi strumenti, online. Una community di persone per le quali potrebbe non essere sempre semplice la condivisione in presenza. Anche quando avremo superato l’emergenza sanitaria, potremo superare la barriera del volontariato di vicinanza e aprire la strada a nuove possibilità. Web e social network possono ad esempio essere una magnifica occasione per attivare quelle forme di volontariato occasionale, che hanno dimostrato di essere un’ottima opportunità per avvicinare al volontariato persone che non lo hanno mai fatto prima. E, in alcuni casi, permettere di attivare anche quelle competenze – soprattutto in ambito digitale – che potrebbero portare grande beneficio a tante associazioni. Anche in questo caso, credo occorra pensare a un’integrazione virtuosa tra presenza fisica e virtuale, e creare percorsi di avvicinamento anche per chi non ha mai varcato quella soglia.

Senza il volontariato molte cose non andrebbero avanti nel nostro Paese eppure al Terzo settore non è riconosciuta abbastanza questa importanza, questo ruolo: quale "strategia di marketing" si potrebbe applicare in questo contesto, per dare la giusta visibilità e il giusto riconoscimento a questo pilastro fondamentale?
Da anni sostengo, e non è una semplice provocazione, che dovremmo organizzare una sorta di “volontariato pride” e portare in ogni luogo l’orgoglio della partecipazione e del contribuire al benessere della comunità. Quante volte ci siamo detti che il Terzo settore non è terzo a nessuno e che non gli viene riconosciuto il ruolo che merita? Bisogna farsi sentire, anche in questo caso rendere visibile il valore dell’esempio e superare anche una sorta di remora culturale – che capisco e che rispetto – che il bene si fa ma non si dice. Non si tratta di salire su un palcoscenico, ma di dare, una volta di più, l’esempio e di farsi conoscere. Non è una questione di protagonismo; c’è bisogno di dare visibilità al Terzo Settore, in modo che possa essere compresa – tra le altre – la sua troppo spesso sottovalutata capacità di innovazione e, più che mai in questi tempi, per rendere riconoscibili le straordinarie abilità di chi ci lavora e chi fa volontariato in fatto di problem solving e resilienza, per utilizzare termini che vanno di moda, e che il non profit riempie di significato e valori.

In apertura image by civilservicelocal from Pixabay

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