Èuna dei “200 giovani che fanno migliore l’Italia”, premiata al recente Tnt, il Festival dei giovani talenti di Roma organizzato dal ministero della Gioventù per promuovere le eccellenze giovanili. Vittoria Colizza è una brillante scienziata 32enne, specializzata in Fisica statistica, che a Torino ha messo a punto un sistema di monitoraggio delle epidemie utilizzando le nuove tecnologie digitali. «Un modello molto sofisticato che integra i metodi usati nello studio dei sistemi complessi e della fisica statistica con i sistemi di informazione geografica, l’epidemiologia matematica, la potenza del calcolo dei computer e le possibilità dei network digitali», spiega, illustrando scenari che ai comuni mortali sembrano da film.
L’idea è che per studiare e poter prevedere l’evoluzione di un’epidemia è molto importante conoscere gli spostamenti degli individui. Per questo, Vittoria Colizza e il suo team raccolgono una mole imponente di dati attraverso la stesura di questionari personali e strumenti come cellulari, Gps, social network, e poi li integrano con i dati reali del trasporto aereo provenienti da 3.400 aeroporti, e con quelli della mobilità a corto raggio e dei trasporti locali.
Il risultato? Una straordinaria mappa della popolazione del pianeta, 6 miliardi di individui raccolti in una griglia costituita da celle di circa 25 chilometri quadrati. Conoscendo il luogo di origine dell’epidemia, si può simulare l’invasione del virus nel mondo, ipotizzare i Paesi che potrebbero venirne coinvolti e quando saranno raggiunti. Ipotesi da film di fantascienza? Niente affatto. «L’anno scorso, con la diffusione del virus H1N1 siamo stati messi alla prova per la prima volta su un problema reale. Dopo aver studiato l’andamento iniziale della pandemia, si trattava di capire quando avrebbe raggiunto il suo picco nell’emisfero settentrionale del pianeta. I dati che abbiamo comunicato all’Istituto superiore di Sanità e pubblicato poi in settembre sulla rivista BMC Medicine erano insoliti, e prevedevano un picco tra ottobre e novembre, qualche mese in anticipo rispetto a una normale influenza che di solito culmina in gennaio/febbraio. Le nostre previsioni sono state puntualmente confermate e il picco di H1N1 negli Stati Uniti e in Europa si è registrato tre mesi prima del solito», racconta con una punta di comprensibile orgoglio la giovane scienziata.
Che, scienziata, lo è diventata quasi senza pensarci, una passione assolutamente innata: «Non ci sono stati eventi folgoranti che mi hanno portato su questa strada. Per me è sempre stata la cosa più naturale del mondo cercare di capire, conoscere, studiare fenomeni. Ho sempre lavorato su problemi della fisica applicati alla biologia o alla medicina. Quello che mi ha sempre interessato era cercare di studiare fenomeni concreti, tangibili, che facessero parte della mia realtà quotidiana invece di cose astratte o troppo lontane. Poi ho cominciato a studiare come si trasmettono le malattie da una persona all’altra, e a mettere a punto sistemi su vasta scala con l’obiettivo di cercare di predire come evolvono nello spazio e nel tempo attraverso previsioni e possibili scenari da testare con l’utilizzo dei computer».
Dopo la specializzazione in Fisica statistica alla prestigiosa Sissa di Trieste, Vittoria Colizza ha trascorso tre anni negli Stati Uniti, poi è tornata in Italia «perché all’Isi di Torino ho trovato ottime condizioni professionali, ma non mi sono mai sentita un cervello in fuga o sulla via del ritorno», avverte. «Quelle sono immagini vecchie, di un’altra epoca. Sono andata negli Stati Uniti perché si era aperta una interessante opportunità di lavoro. E sono tornata per lo stesso motivo. Oggi il mondo è sempre più interconnesso, non viviamo più in tante scatole chiuse, e i confini spesso sono solo dei limiti», sostiene.
A Torino oggi guida una squadra di cinque giovani ricercatori, tutti entusiasti come lei: «Una squadra formidabile di brillanti talenti che sono riuscita a costruire grazie a un finanziamento europeo di circa un milione di euro per cinque anni. L’Isi, poi, è un terreno particolarmente fertile e dimostra che anche per i giovani le opportunità ci sono, bisogna saperle cogliere. Basta essere normali, responsabili e avere il coraggio di rischiare», dice la scienziata prima di annunciare che da gennaio si trasferirà a Parigi per dirigere l’Inserm, l’Istituto francese per la salute e la ricerca medica. La scommessa, per lei, continua «perché amo il mio lavoro: il mio futuro è la scienza».
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