Welfare
Il voltafaccia della Lega
Quando la “classe ponte" venne proposta per risolvere il caso della scuola di via Quaranta, furono proprio i padani a scatenare una polemica furiosa. E adesso?
di Paolo Branca
Qualche anno fa, quando venne ipotizzato di istituire una classe ‘ponte’ per un gruppo di alunni provenienti da una scuola araba per favorire il loro graduale inserimento in quella pubblica si scatenò una furibonda polemica che vide molti bei nomi e anime altrettanto belle stracciarsi le vesti per il patente vulnus alla Costituzione. La quale, si sa, ha da essere sana e robusta persino per iscriversi a un corso di danza o di nuoto. Qalcuno gridò allo scandalo scandendo il goliardico slogan “scuola padana mai musulmana”. Tardivamente rinsaviti, gli stessi propongono oggi classi separate per gli stranieri. Il tema è senza dubbio delicato e complesso, ma dire tutto e il contrario di tutto in proposito, e a breve distanza, desta legittimi dubbi circa problemi circolatori… Un movimeno politico che non prova alcun bisogno di prendere almeno le distanze dalle intemperanze scanzonate dei suoi celoduristi supporter capaci di concepire ed esibire cartelloni su cui sta scritto “useremo il Corano per pulirci il c…” con che faccia (appunto, per restare in tema) può pretendere di intervenire credibilmente a riguardo, adducendo a motivazione delle misure suggerite una migliore integrazione? Il candore evangelico ricorda che sempre “la bocca parla dell’abbondanza del cuore”… organo che si suppone meno rigido di altre parti anatomiche (salvo temporanee e, ahimé, reversibili eccezioni) alle quali sarebbe meglio non collegare gli apparati fonatori, se non dopo aver contato almeno fino al classico 10 (sempre che l’aritmetica sia stata appresa, non c’è bisogno di dirlo, in classi etnicamente omogenee).
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