Mondo

Il volontario ucciso: le testimonianze degli amici

Angelo era partito volontario per un campo di lavoro con bimbi e ragazzi palestinesi organizzato da Cgil e Arc. Ieri è stato pugnalato a Gerusalemme. Il ricordo di chi lo conosceva

di Paolo Manzo

Angelo Frammartino è stato ucciso a Gerusalemme giovedì sera. Aveva 25 anni, ed è stato accoltellato a morte da un assalitore arabo che è poi fuggito. L’aggressione è avvenuta nella Città Vecchia mentre Angelo passeggiava assieme ad alcune amiche.

Angelo era di Monterotondo, in provincia di Roma, ed era partito volontario la settimana scorsa per partecipare a un campo di lavoro con bambini e ragazzi palestinesi organizzato dalla Cgil e dall’Arci a Gerusalemme. Sarebbe dovuto rientrare in Italia nei prossimi giorni.

Per capire chi fosse Angelo, abbiamo deciso di pubblicare alcuni suoi pensieri, pubblicati lo scorso novembre su un blog e, immediatamente, molti dei suoi amici hanno sentito il bisogno di scriverci, per dare il loro contributo affinché tutti possano sapere che grande persona era. Pubblichiamo in tempo i loro contributi man mano che ci arrivano, nella speranza che questa giovane vita spezzata brutalmente da un folle, possa essere da esempio a chi – come lui – sente forte il desidero di aiutare il prossimo. A prescindere da razza, religione e idee politiche.

L’Angelo pensiero
Fare l?amore con la Non-Violenza per partorire la pace dal grembo della società
NON-VIOLENZA: GREMBO DI PACE
Non rinchiuderti, partito, nelle tue stanze, resta amico dei ragazzi di strada

“Per noi che solo Oggi muoviamo i primi passi, lasciando impronte sulla sabbia della Storia che è quella del mondo, decisi di dirci comunisti, per noi guardarci alle spalle è la cosa prima. Le vicende e gli studi della nostra gente, dalle derive più contraddittorie alle nobili conquiste, vanno rivisitate costantemente sia con il senno che fu, sia con i nostri occhi ed attraverso le nostre intellighenzie trovare processi e mondi nuovi in un percorso di continuità con le/i compagne/i di Ieri.

La lotta per l?emancipazione non si fa solo in nome del futuro, ma anche in nome delle generazioni sconfitte: il ricordo degli avi asserviti e delle loro lotte è una delle principali fonti di ispirazione morale e politica del pensiero e dell?azione rivoluzionaria. E? W. Benjamin (-Tesi sul concetto di storia-1940).
Pensiamoci un attimo..

Una possibilità già c?è: La NON-VIOLENZA.

Pratica alta del confronto, un qualcosa d?opposto alla passività e alla rassegnazione, valorizzazione del diverso, sorella-gemella del dialogo attento ed interessato (Vendola direbbe: ?un dialogo spesso è solo la somma disperante di due monologhi?).

In primo luogo nell?aspetto comunicativo, bandendo registri linguistici che rimandino a campi semantici di tipo militarizzante (ex: nemici, schieramento, battaglie,..), e poi in quello delle nostre relazioni quotidiane, con ci sta accanto ma non conosciamo. Liberiamoci dalle contaminazioni delle violente brutture che diventano parte di noi. Compagne/i, è vero o no che un nostro limite è la grande entità d?abisso tra i nostri valori generali e le nostre pratiche?!?

Dobbiamo riconoscere che la N-V è un lusso per molti angoli del mondo, ma infatti non chiedo di abrogare la legittima difesa, mai(!) mi sognerei di criticare la Resistenza, il sangue del pueblo vietnamita, la riscossa dei popoli colonizzati, le fionde dei ragazzi palestinesi nella prima intifada dinnanzi a carri armati.

La violenza che c?è nel mondo non ce ne consente altra direbbe il Segretario; pace adesso.
La NON-VIOLENZA, come il comunismo, è ad un tempo una finalità, una metodologia, un percorso.
Il comunismo, come la N-V, si può esprimere almeno in 1000 ed 1 modi come le fiabe ambientate nella magica Bagdad, oggi sconvolta nelle lacrime.

L?egemonia del mercato e l?affievolimento delle ideologie inibiscono gli slanci di partecipazione che in modo innato abitano nelle donne e negli uomini.

I miei compagni grandi del cirkolo mi hanno fatto capire la non-sufficienza (se non evanescenza) del ?proselitismo? e la necessaria spontaneità del risveglio di noi giovani e delle masse in generale, un qualcosa che non dipende solo dalle contingenze, nasce da dentro.

Storie di diritti ottenuti, pratiche non-violente, partecipazione democratica, armonia con la natura, collettività, coscienza critica.. Questo è un buon inizio di campo semantico!

Il PRC deve essere al servizio di queste esigenze, esserne per lo meno il raccoglitore, e magari un trait d?union con le istituzioni.

“Non rinchiuderti, partito, nelle tue stanze,
resta amico dei ragazzi di strada? (Majakovskij).

Mi auguro che la fratellanza con i movimenti vada incrementandosi; la meglio Genova non va dispersa!
La negazione della violenza non è un dogma inderogabile, anni luce distano fra noi e i fondamentalismi e le torsioni integralistiche, poiché un principio assoluto rappresenterebbe esso stesso un atto violento, fuga da confronti, fobia da contaminazioni.

Ripensando la Resistenza, guardiamola in profondità, dove la storiografia ha visitato poco, quei partigiani silenziosi, senza gloria, quelli come Pavese che rapirono vite con orrore, timore, inadeguatezza, quella resistenza cattolica senza armi, ed altre ombre lucenti.

Ed oggi?
Il fatal binomio guerra-terrorismo sembra ineluttabile.

Sarebbe ottimo liberarsi dell?idea che ci sia giustificazione all?orrore se è prodotto in risposta ad altro subito in precedenza.

Sarebbe bello sposare la pratica non-violenta nell?affronto di ogni problematica e la pace come stadio al quale tendere.

Fare l?amore con la NON-VIOLENZA per partorire la pace dal grembo della società.

Più che conscio della disorganicità del mio scritto, ottimista nell?imput d?un tema da sviluppare nelle stanze del mio cirkolo e con gli amici della strada, concludo così (con Nikita ed apparente disarmonia):
Quando sono con i compagni di lavoro e di lotta, e capita persino di scoprirsi amici, e la politica che ci abita dentro come un inquilino scomodo e non come una abilità para-impiegatizia.

Quando sono con il mio amore, ieri perduto e oggi ritrovato e domani chissà, perché perdersi e ritrovarsi è un po? il destino degli amori veri.

Quando sono solo con me stesso e mi dico tutte le verità, anche le più spiacevoli, cercando nonostante tutto di volermi bene.
Angelo Frammartino”

Il ricordo degli amici
Mi chiamo Giovanni e avevo la fortuna di conoscere Angelo. Non ero un suo amico intimo, ma Angelo era una di quelle persone che offrono tutto se stesso, tutta la sua attenzione e la sua umanità a chiunque gli rivolgesse la parola pronto, come lui sempre era, a instaurare un dialogo basato sulla sincerità… Chi lo ha conosciuto sa quanto fosse facile con lui mettere a nudo i propri pensieri, i propri sogni, le proprie paure, perchè Angelo era sempre disposto ad ascoltare e, suo dono meraviglioso, a consigliare. Una volta, ricordo, ho scherzato con lui prendendo in giro il tono solenne con cui dispensava i propri pareri. “Parli come un profeta!” gli dissi…
E anche adesso, seppur tra le lacrime, non ce la faccio a trattenere un sorriso carico di amarezza ripensando a quel ragazzo meraviglioso che lui era e il cui ricordo resterà sempre nei nostri cuori…
Caro Angelo, tu eri un buono: serberemo sempre come diamanti preziosi le tue parole, merce rara che tu dispensavi con tanta generosità.

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