Salute

Il volontario deve essere anche socio? secondo noi, no

L’Avis è una delle più grandi associazioni italiane, costituita tra coloro che donano volontariamente il proprio sangue.

di Carlo Mazzini

La nostra Avis comunale, come da statuto, è amministrata da un consiglio sirettivo. Uno dei membri svolge, gratuitamente come gli altri, anche le funzioni di segretario. Da un anno il segretario è stata assunto a tempo indeterminato, regolarmente retribuito, dall?Avis provinciale, che l?ha invitato a dimettersi da donatore di sangue (quindi anche da segretario e consigliere) perché incompatibile per conflitto d?interessi ai sensi della legge 266/91. Secondo noi è ingiusto. Vinicio Ferrigato, presidente Avis comunale Badia Polesine (RO) La prima questione è facile: un socio di un?organizzazione di volontariato opera sempre in veste di volontario, e mai può essere retribuito. Quindi, se un socio viene assunto deve essere dimesso per incompatibilità con le norme della legge 266/91, e il suo nominativo deve essere cancellato dal libro dei volontari. La seconda questione è più spinosa. È pacifico che un volontario non possa essere remunerato; in più non può dividersi tra due attività, una remunerata e un?altra gratuita. Pertanto, nel caso in oggetto, è incompatibile lo svolgimento di attività di volontariato nella stessa associazione nella quale si è dipendenti. Questa mia lettura un po? oltranzista della legge deriva da un approccio prudente alla stessa, che nega per ben due volte la compatibilità tra l?appartenenza alla schiera dei volontari e l?interesse a un qualsiasi lucro (si veda l?articolo 2, l. 266/91). Incidentalmente, pur conscio di tirarmi addosso gli strali di altri interpreti, ritengo che non sempre la qualità di volontario debba coincidere con quella di socio. In sostanza, i contratti di associazione (tra socio e ente) e di attività di volontariato (tra volontario e ente) possono dirsi distinti. Fatto sta che se il donatore di sangue è elevato a ?volontario?, che sia socio o meno dell?ente, non può essere retribuito per una qualsiasi altra attività anche se distinta dalla donazione di sangue. Ma ho un dubbio. Perché chi dona il sangue è elevato obbligatoriamente a ?volontario?? Per volontà statutaria o per prassi consolidata? Nello statuto della sua associazione non ho trovato traccia di una necessità di elevazione a volontario di ogni donatore. In generale, è da escludersi l?investitura automatica a capo di un donatore (di denaro, ad esempio) della qualifica di volontario, in quanto chi ci sostiene non può avere l?obbligo di entrare nell?operatività dei servizi erogati dall?ente. Mi chiedo se la sua associazione abbia da sempre inteso derogare a detto principio, facendo ad esempio leva sull?argomento che la donazione (di sangue) è il mezzo principale di perseguimento dei fini. Se così non fosse, potrebbe avere ragione lei. Per sciogliere il dubbio, la invito a investire dell?argomento il collegio dei Probiviri di cui all?articolo 16 del Regolamento di attuazione della vostra associazione nazionale.


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