Può una sede locale della Misericordia avere 60 dipendenti? La semplice, e intelligente, domanda mi arriva su twitter, da un governatore di una Misericordia locale in Toscana. Scrive non lontano dal territorio in cui, in questi mesi, si sta giocando forse una delle crisi più gravi che un’organizzazione di volontariato ha vissuto nella storia italiana e una Misericordia nella sua nobile storia.
Ieri a Pisa, sotto la Torre pendente, decine di lavoratori della Misericordia sono scesi in piazza per “sensibilizzare” la Curia locale e le Istituzioni sulla grave crisi che colpisce l’Arciconfraternita locale: 12 milioni di euro di debito e 64 dipendenti che si sono giù tagliati lo stipendio del 33% su base oraria. Le organizzazioni sindacali che hanno aderito alla manifestazione -Cobas, Cgil e Uil- lamentano l’assenza da parte dei vertici della Misericordia locale di un piano di rilancio serio.
La questione è delicata e complicata. E’ la più grave di una di una serie di gestioni, contestate da volontari e non solo, che hanno creato in alcuni territori dei buchi finanziari preoccupanti che l’attuale contingenza economica non aiuta a ripianare. Parliamo di servizi importanti, il più noto è la gestione del 118, che le organizzazioni di volontariato svolgono in convenzione con le istituzioni locali e con la Regione tramite le Aziende Sanitarie Locali. Intanto, i dipendenti, che sono solitamente molti meno dei volontari che prestano il loro servizio da volontari e sono necessari vista la vasta mole di servizi progressivamente presi in carico, rischiano il posto. E con i soli volontari non si riuscirebbe a portare avanti il lavoro.
L’emersione della crisi pisana risale a più di un anno fa, e alla sua risoluzione si sta lavorando anche tramite il coinvolgimento di esperti esterni. Le domande sorgono da sole: come è possibile che un’organizzazione di volontariato accumuli così tanti debiti e finisca addirittura per mettere in cassa integrazione decine di dipendenti? In che modo si è arrivati a questa situazione drammatica? E come è possibile uscirne?
Ognuno può avere le sue opinioni ed essere più o meno informato sui fatti. Ma, anche per evitare operazioni giornalistiche scandalistiche e inappropriate che farebbero male al volontariato italiano, sarebbe utile a tutti che fossero i protagonisti stessi a chiarire le vicende, a fornire in trasparenza una ricostruzione della situazione economica e patrimoniale, a tenere in considerazione le opinioni e le idee dei volontari.
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