E’ una follia parlare di volontariato d’impresa nel bel mezzo di una crisi economica di portata così vasta? A ben vedere no, e lo dimostra una ricerca che è stata presentata stamani a Milano dalla Fondazione Sodalitas, dal Ciessevi di Milano e da Cergas (Centro richerche dell’Università Bocconi). Un progetto di ricerca che ha portato alla pubblicazione del toolkit “Volontariato d’impresa: una guida pratica per la collaborazione tra profit e nonprofit”, uno strumento per chi vuole avvicinarsi a partnership di questo tipo e presenta casi studio interessanti che coinvolgono imprese e non profit.
Il volontariato d’impresa è definito come “un progetto in cui l’impresa incoraggia, supporta o organizza la partecipazione attiva e concreta del proprio personale alla vita della comunità locale o a sostegno di organizzazioni non profit durante l’orario di lavoro”.
Concretamente può consistere nella messa a disposizione di competenze specifiche e trasferimento di competenze; il distacco temporaneo del personale a supporto di progetti delle organizzazioni non profit; la partecipazione a eventi locali (es: raccolta fondi, interventi sull’ambiente…); l’organizzazione della “Giornata del volontariato aziendale” a supporto di una o più organizzazioni nonprofit; il supporto a programmi educativi nelle scuole; la partecipazione a programmi educativi verso l’intera cittadinanza organizzati dalle istituzioni locali.
Fra i molti dati dell’indagine, risaltano alcuni risultati della ricerca. Il volontariato d’impresa non si improvvisa e si pianifica insieme e con la partecipazione reale dal basso. Si tratta di “una vera e propria partnership -si legge nel rapporto- che va costruita nel tempo attraverso la relazione di fiducia, la consapevolezza reciproca e la capacità di declinare nei diversi ambiti obiettivi talvolta differenti ma finalizzati al raggiungimento della creazione di valore comune”.
Il beneficio, contrariamente a quanto generalmente si creda, non è solo per chi è destinatario delle attività di volontariato, ma anche per l’azienda. E non si misura solo con il risultato economico o pratico in termini di tempo donato o risorse recuperate. C’è molto altro: il dipendente coinvolto in questo tipo di processi può diventare un volano in grado di innescare tutto il processo. È infatti la sua capacità di portare avanti le idee e trasformarle in azioni che determina il successo dell’iniziativa di volontariato aziendale che può motivare i dipendenti e fare bene all’azienda.
I benefici per le imprese sono molteplici: la motivazione, lo sviluppo e la fidelizzazione del personale; la minor conflittualità e migliori relazioni industriali; il consenso e visibilità presso la comunità locale; lo sviluppo di reti sul territorio in cui si opera; la differenziazione rispetto ai concorrenti e innovazione; la valorizzazione di reputazione e fiducia e miglioramento delle relazioni con gli stakeholder. Tutti elementi che accrescono il valore dell’impresa.
È un modo, inoltre, per “trasferire” competenze a “costo zero” dalle aziende al non profit.
“La numerosità degli interventi in ambito sociale -si legge nel toolkit- e di attività di volontariato da parte del personale dell’azienda ha addirittura favorito in alcune imprese la creazione di associazioni o fondazioni Onlus gestite direttamente dagli stessi dipendenti. La condivisione degli obiettivi e la pianificazione delle attività permette di trasformare la relazione tra impresa e azienda non-profit da una relazione caratterizzata da una logica opportunistica ad una basata sulla fiducia”.
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