Non profit

Il volontariato come Sisifo?

Sergio Segio commenta l'ultimo editoriale di Riccardo Bonacina.

di Riccardo Bonacina

Caro Riccardo, ho letto il tuo editoriale La sussidiarietà perpendicolare: molto attuale e convincente. Non capisco solo una cosa. La conclusione che vi siano buone notizie. In realtà, dai dati che proponi mi sembra emerga una situazione che desta crescente preoccupazione. Il fatto che siano i malati coloro che maggiormente fruiscono dei servizi del volontariato testimonia, ad esempio, della “riduzione del welfare ai minimi termini”, come giustamente scrivi: e nella sanità questo si rileva più ancora che in altri settori. Così pure, il dato secondo il quale si accentua il ricorso al finanziamento privato da parte delle organizzazioni di volontariato, è indizio concreto del grado di disimpegno e deresponsabilizzazione delle istituzioni pubbliche. Insomma, la ricerca di fondi nel privato è forse più un dato di necessità che non una scelta. Certo, cresce il numero dei volontari e la cultura della gratuità. E questo è decisamente un bene in sé. Ma contemporaneamente (in una dinamica di reciproca sollecitazione, di rapporto causa-effetto) vengono meno garanzie e servizi pubblici. Vale a dire esigibilità concreta di diritti. La mia domanda è questa: sono io che vedo il bicchiere mezzo vuoto, oppure c?è una tendenza a sostituire i diritti e la loro certezza, e la conseguente responsabilità politica e pubblica, con l?eventualità della beneficenza e del buon cuore? A sostituire le politiche sociali con le case della carità? I nuovi poveri e il rischio povertà pongono, certo, problemi di solidarietà, ma prima e assieme di critica e denuncia di quelle scelte politiche ed economiche che hanno prodotto questa situazione di bassi salari, di flessibilità estrema, di impoverimento crescente. Insomma, non sarà che noi volontari rischiamo di essere usati come alibi e foglia di fico? E, se sì, non diviene allora necessario affiancare alle buone pratiche e al buon cuore anche una capacità di critica e iniziativa politica?
Sergio Segio, Milano

Il volontariato come Sisifo, l?eroe mitologico la cui pena consisteva nel dover trasportare un masso in cima a una collina, salvo poi vederlo rotolare di nuovo a valle e dover ricominciare tutto daccapo? Forse sì, almeno nella lettura che Albert Camus fa di questo antico mito. Un uomo ribelle, cosciente della sua situazione assurda e che, nonostante ciò, rifiuta ostinatamente il rifugio nella speranza vana e nella rassegnazione. Assume le contraddizioni inerenti la sua condizione. Non le nega ma le affronta e, sempre, ricomincia. Caro Sergio, c?è un dato Istat che conforta in questa lettura: al terzo posto tra le prestazioni del volontariato ci sono le campagne di sensibilizzazione e informazione. Cioè la funzione davvero politica, nel suo senso più nobile. Ed è bene che sia così.

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