Volontariato

Il vero scandalo? Nella disciplina delle espulsioni

Il commento di Livia Turco sulla disciplina delle espulsioni della legge Bossi-Fini.

di Livia Turco

I Cpt previsti nella legge 40/97, poi nel decreto legislativo 286/98, furono un passaggio difficile, ma coerente con una politica di promozione dell?immigrazione regolare e di contrasto della clandestinità. Costituivano uno strumento di trattenimento temporaneo di una persona per accertarne le generalità. La legge del centrosinistra diceva espressamente che dovevano essere gestiti con uno scrupoloso rispetto della dignità della persona. Per questo cercammo il coinvolgimento del volontariato e di figure come i mediatori culturali. So quanto sembri contraddittorio parlare di rispetto della dignità umana quando si limita la libertà di una persona. L?auspicio era quello di costruire, anche in quel contesto di coercizione, un dialogo per far comprendere le regole del nostro Paese e che era più vantaggioso per gli immigrati scegliere le strade legali. In un contesto in cui le espulsioni erano la via amministrativa ed erano garantite le tutele giuridiche, anche i centri avevano potuto essere gestiti con il rispetto pieno della dignità umana.
I Cpt della Bossi-Fini si configurano come una realtà molto diversa perché si collocano in un contesto normativo che modifica radicalmente il regime delle espulsioni. L?obiettivo della battaglia di opposizione, a mio avviso, deve essere quello di modificare la disciplina delle espulsioni della Bossi-Fini più che chiedere la chiusura dei centri. Anche perché, essi, a fronte dell?immediato accompagnamento alla frontiera e di un sistema di espulsioni indiscriminato potranno rivelarsi, per questo sistema, addirittura superflui. Insomma, i Cpt non saranno l?aspetto più repressivo della Bossi-Fini.

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