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Il vero neo del Global Compact? La mancanza di ambizione

Il Policy Advisor on Global Inequality di ActionAid Italia si trova a Marrakech. Ecco le sue riflessioni a bilancio della prima giornata di lavori: «Troppi compromessi in materia di canali di ingresso sicuri e legali, gestione delle frontiere e detenzione dei migranti, accesso ai servizi per i cosiddetti migranti irregolari, ritorni e integrazione nei Paesi di origine, protezione per particolari situazioni di vulnerabilità»

di Roberto Sensi

da Marrakech

Questa mattina, a Marrakech, oltre 150 capi di stato e di governo si sono riuniti per l’adozione del Patto globale (Global compact) sulle migrazioni, sicure, ordinate e regolari. Nelle parole del Segretario generale delle Nazioni Unite – António Guterres – il patto poggia su due semplici idee: le migrazioni sono sempre esistite ma, in un contesto che le rendere sempre più necessarie e inevitabili, dovrebbero essere gestite in modo sicuro e regolare. In secondo luogo, le politiche nazionali saranno più efficaci in un quadro di rafforzamento della cooperazione tra gli stati. Queste parole evidenziano in modo chiaro due aspetti fondamentali che gli attuali oppositori del patto si guardano bene dal considerare. Le migrazioni non possono essere fermate: pretendere di riuscirci è pura propaganda sulla pelle di migliaia di migranti che con la progressiva chiusura delle frontiere sono costretti ad affrontare enormi rischi lungo tutto il percorso migratorio. In secondo luogo, il Global compact non è un documento che limiterà la sovranità degli Stati nelle loro scelte migratorie, né tantomeno stabilisce obblighi in materia di accoglienza e protezione oltre quelli già previsti dalle normative internazionali. Non prevede alcun obbligo nemmeno per quanto concerne la sua implementazione. La sua capacità di produrre risultati dipende dalla volontà degli stati che lo adotteranno.

Il vero problema di questo Global compact è che manca di ambizione, non il contrario.
Troppi compromessi in materia di canali di ingresso sicuri e legali, gestione delle frontiere e detenzione dei migranti, accesso ai servizi per i cosiddetti migranti irregolari, ritorni e integrazione nei Paesi di origine, protezione per particolari situazioni di vulnerabilità. Allo stesso tempo il Compact riconosce il contributo positivo che le migrazioni possono dare al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, contribuendo ad una narrativa positiva rispetto a quella, prevalente nel dibattito europeo, che tende a considerare le migrazioni come un problema di sviluppo, suggerendo perciò un approccio orientato a rimuoverne le cosiddette “cause profonde”.
Non dobbiamo dimenticare, infatti, che le migrazioni hanno sempre rappresentato una soluzione per le persone di fronte ai rischi di natura sociale, politica, ambientale e, allo stesso tempo, un’opportunità per migliorare la propria vita.

Fermare le migrazioni significa perciò fermare lo sviluppo. La vera sfida delle politiche è invece combattere le crescenti diseguaglianze tra i Paesi e all’interno dei Paesi, facendo così delle migrazioni una libera scelta, non una necessità e lavorando per massimizzarne gli impatti positivi, allo stesso tempo, minimizzandone i rischi.


*l'autore è Policy Advisor on Global Inequality di ActionAid Italia

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