Raccolta fondi

Il vero 5 per mille: la top 20 senza tetto

Crescono le firme, cresce l'imponibile, ma l'importo del 5 per mille scende. È il paradosso che diverse organizzazioni stanno vedendo. È l'effetto di un mix di fattori per cui il ricalcolo imposto dal tetto quest'anno pesa assai. Una simulazione della top20 nell'analisi di Mario Consorti

di Mario Consorti

Sono oltre 700 mila le preferenze in più rispetto allo scorso anno, ma salgono a oltre un milione se consideriamo solo le preferenze valide. Lo scorso anno infatti fu un anno particolare perché vide oltre 400mila preferenze destinate ad enti esclusi, per effetto delle titubanze nell’iscrizione al Runts o talvolta perché rimasti in mezzo al guado delle tempistiche della burocrazia. Quest’anno le escluse sono ritornate un po’ a regime anche se continua a pesare la mancata iscrizione di alcuni enti al Runts, con la conseguente perdita del beneficio 5 per mille. Nell’edizione 2023, le preferenze escluse sono state 85mila.

Nel loro complesso i dati non presentano particolari sorprese, tranne questa crescita di preferenze (che in parte è anche frutto dell’aumento dei contribuenti che hanno presentato una dichiarazione) e soprattutto il fatto che a questa crescita non è seguita la proporzionale crescita del contributo che il 5 per mille destina alle attività degli enti beneficiari.

L’effetto del tetto

Cosa è successo? Come sappiamo il 5 per mille ha un tetto pari a 525 milioni, che avrebbe dovuto essere capiente alla copertura delle erogazioni a favore degli enti. Non lo è stato lo scorso anno, nella misura di circa 4 milioni di euro ma soprattutto non lo sarà quest’anno: la misura dell’extra tetto non la conosciamo ancora, ma da stime possiamo dire che si attesta tra i 20 e i 30 milioni di euro. Come dicevamo, l’aumento delle preferenze è dovuto anche all’aumento del numero dei contribuenti, infatti nel 2023 – anno d’imposta 2022 – le dichiarazioni dei redditi sono state 42.026.000 contro le 41.497.318. L’incremento delle preferenze in ogni caso è stato più che proporzionale all’aumento dei contribuenti, perché se consideriamo che solo il 40% destina il proprio 5 per mille, possiamo dire che almeno 3-400mila firme nuove sono merito di tutte le campagne che stanno progressivamente portando nuovi contribuenti a destinare il 5 per mille. La percentuale di italiani che ha destinato il proprio 5 per mille, rispetto alle dichiarazioni presentate, è passata dal 39,64% del 2021 al 41,04% del 2023.

All’aumento delle dichiarazioni è seguito anche l’aumento dell’imponibile medio, infatti il reddito imponibile relativo e unitario è aumentato rispetto all’anno di imposta 2021. Quindi aumento delle preferenze unito ad un aumento del contributo medio hanno portato ad un mix di fattori che si sono tradotti in una riduzione importante di quello che avrebbe dovuto essere il contributo del 5 per mille rispetto al ricalcolo effettuato dall’Agenzia delle Entrate.

L’impatto del ricalcolo sulla top20

L’effetto sui singoli è evidente: abbiamo addirittura enti che hanno visto l’aumento di preferenze ma un calo netto del contributo. Qui di seguito un quadro relativo alle prime 20 organizzazioni in termini di contributo che riceveranno, accanto ad una stima (molto approssimativa) di quello che avrebbe potuto essere il contributo se il 5 per mille fosse veramente tale e non avesse un tetto.

Numeri che dovrebbero portare a fare delle riflessioni in generale sul 5 per mille, tra cui certamente quella di eliminare il tetto.

La crescita degli enti a zero firme

Un altro trend riguarda il totale degli enti ammessi, che nel 2023 sono stati 80.838 con un ulteriore incremento di quasi il 13% rispetto allo scorso anno 71.674 e un tasso di crescita molto più alto del dato storico. Sicuramente anche questo dato è frutto dell’istituzione del Runts. Ad avvalorare questa affermazione ci viene incontro il dato dell’importante crescita di enti che sono iscritti a beneficiare di questo contributo, ma non hanno ricevuto  alcuna preferenza: nel 2014 gli enti a zero firme erano 2.039, saliti gradualmente fino ai 4.743 nel 2022. Nel 2023 però sono ben 7.341.

Nel 2023 le prime 198 organizzazioni si accaparrano il 50% delle preferenze, mentre sono 138 gli enti ai quali vengono assegnate il 50% delle risorse. La questione della frantumazione del contributo è reale, ma si è ridimensionata perché comunque l’85% delle risorse vengono ripartire su meno di 10mila organizzazioni con un contributo medio di 5.600 euro.

Foto di Barb McMahon su Unsplash


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA