Politica

Il vento è cambiato, ma attenzione ai colpi d’aria

di Riccardo Bonacina

Un amico e collega che in redazione e fuori molto si è speso per il voto a Pisapia, nel giorno di silenzio elettorale e perciò, nel giorno più incline alla riflessione (per chi non si accontanti del luogocomunismo, si intende), sapendomi inquieto di fronte alle offerte di un mercato politico in movimento e non ancora precipitato in condensazioni convincenti, mi ha inviato una bella frase di Rainer Maria Rilke: “Nessun vento è favorevole per chi non sa dove andare, ma per noi che sappiamo, anche la brezza sarà preziosa”. Una frase che ha nominato perfettamente il mio disagio nel vedere, una volta di più e ad ogni giro politico (dalla “gioiosa macchina da guerra” di Occhetto alla “rivoluzione liberale” di Berlusconi, e tutti sappiamo e vediamo come sono andate a finire) amici, intelligenti, impegnati, professionalmente attrezzati, con importanti incarichi pubblici affidare le proprie speranze di cambiamento alla politica. Sono abbastanza vecchio per fare un conto impressionante dei disastri, anche umani, oltre che sociali di tale cortocircuito esistenziale. Ho dibattuto anche animatamente su questo punto con un amico che stimo sinceramente e che ha fatto il pieno di preferenze nel centrosinistra. Lui crede che la politica abbia il potere di cambiare la vita e perciò ad essa ha sacrificato tutto. Io no, io credo che la politica non possa creare la comunità e la società (la tentazione autoritaria, qualsiasi segno abbia), credo la possa solo riconoscere, incoraggiare, valorizzare.

Il vento è oggettivamente cambiato, a Milano, ma il segno più forte e quasi assordante arriva da Napoli. Il vento è cambiato perchè il popolo non ne può più di un potere tanto distante dalla vita, strafottente, padronale, e troppo spesso irresponsabile. Credo che il Pdl sia destinato allo sfascio in tempi anche brevi travolto dalla sua subcultura e dall’assenza di una classe dirigente che non ha mai allevato. Non si capisce ancora cosa avanzi. Pisapia continua a chiedere “Non lasciatemi solo”, perchè ha, giustamente le sue paure, le paure di chi dovrà amministrare una metropoli in un’epoca di mezzi scarsi e sognando un nuovo protagonismo del pubblico. Sa che dovrà tener insieme, non so come, Basilio Rizzo con Piero Bassetti. Maria Teresa Dolce, moglie di Luigi de Magistris e che lo conosce bene, da a suo marito questo consiglio: “l’unica cosa che mi sento di dire è di circondarsi di gente competente”.  Il Pd con Bersani e la Melandri mostra gioia anche se ben sa che le due vittorie più importanti sono arrivate da candidati che alle primarie hanno battuto i loro candidati.

Ciò che mi preoccupa in queste ore è questa domanda che mi opprime come un martello: noi cosa sappiamo di noi stessi? Il Terzo settore, i corpi intermedi, cosa sanno di sè, cosa vogliono da sè? Le aggregazioni sociali e i sindacati cosa sanno di loro stessi?

Come dice Rilke: “Nessun vento è favorevole per chi non sa dove andare, ma per noi che sappiamo, anche la brezza sarà preziosa”. Ma noi cosa sappiamo di noi? Saltare questa domanda significa esporsi all’ennesimo colpo d’aria foriero di guai e malanni. Non vorrei che il vento nuovo si traducesse nei prossimi mesi e anni in più miseria per tutti.

Comunque sia, auguri ai nuovi sindaci e l’augurio sincero di trovare pezzi di società da riconoscere e con cui dialogare.


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