Cultura

Il vecchio cardinale e il giovane mondo

Le conversazioni a Gerusalemme di Martini

di Daniele Biella

La fede è un rischio. Che va percorso: «È un viaggio da pianificare passo dopo passo, come una gita in montagna. E prima di partire, ci si allena». Un allenamento fatto di errori, incertezze, e domande: come quelle a cui risponde il cardinale Carlo Maria Martini nel nuovo libro Conversazioni notturne a Gerusalemme, scritto a quattro mani con Georg Sporschill, gesuita austriaco molto attivo nel sociale nella tutela dei minori di strada dell’Est Europa. Un libro costituito da decine di domande: tanti sono i dubbi, le provocazioni, le critiche al variegato mondo del cattolicesimo che Sporschill ha raccolto tra i suoi giovani e che rivolge senza esitazioni all’ex arcivescovo di Milano, incontrato in più occasioni nel 2007 nella città-fulcro della Terrasanta, dove Martini ha vissuto dal 2002 all’anno scorso, prima di far ritorno in Lombardia, debilitato dal Parkinson. «Perché credere?», «Come entusiasmare i giovani?», «Quanto vale oggi il celibato?», «Qual è il suo punto di vista sulla sessualità?», «La Chiesa non ha perso di vista i poveri?». Quesiti profondi e diretti, così come lo sono le risposte. Martini non si nasconde: racconta nei particolari i suoi vissuti, i suoi errori, e analizza molti dei momenti più significativi della sua vita, come, ad esempio, l’accompagnamento spirituale ad alcuni membri delle Brigate rosse in prigione, oppure la rinuncia, a 75 anni di età, al «sogno di una Chiesa umile, coraggiosa, indipendente dai poteri del mondo, per la quale oggi non mi resta altro che pregare».
Mai scontate, le parole del cardinale affiancano attualità a vicende bibliche, temi cari ai credenti (l’apostolato, il significato dell’amare il prossimo «perché egli è come te», accezione originale ebraica del nostro “come te stesso”), sfide dei giorni nostri in cui la comunità cristiana è «chiamata a mettersi in gioco, e in discussione»: ad esempio, sul rapporto con le altre religioni, islam in primis, oppure sull’accoglienza («Nella Bibbia, Dio ama gli stranieri, aiuta i deboli. L’uomo e la Chiesa, invece, corrono il rischio di porsi come assoluti»). Non sono solo i giovani, pur essendone gli ispiratori, i destinatari delle conversazioni tra Martini e Sporschill: il libro è infatti adatto a ogni generazione. Purché abbia voglia di rinnovarsi.

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