Anche il 2018 ha segnato per le adozioni internazionali un calo dei numeri, anche se lieve. Sono infatti 1394 i bambini che hanno trovato una famiglia in Italia nel 2018 (dati CAI) contro i 1439 dell’anno precedente.
I motivi del calo, che a livello globale è iniziato nei primi anni di questo millennio ed in Italia nel 2012, sono diversi: alcuni positivi (miglioramento delle condizioni di vita e della tutela dell’infanzia in alcuni dei Paesi di provenienza dei bambini) e altri purtroppo negativi (chiusura delle adozioni in alcuni Paesi per malpratiche o per gravi debolezze nel sistema di protezione dell’infanzia).
Il fatto che i numeri stiano calando non diminuisce però il valore immenso dell’istituto delle adozioni internazionali, ormai universalmente riconosciuto come un potente ed efficace strumento di tutela dell’infanzia abbandonata.
Sono molte le ricerche a livello internazionale che evidenziano che le adozioni “funzionano” e che il livello di benessere dei bambini adottati è nettamente superiore a quello dei coetanei che rimangono in situazioni di abbandono o in famiglie inadeguate ma anche di quelli che sono stati accolti in comunità o in affido familiare.
Il valore delle adozioni è grande per i bambini in stato di abbandono che riescono cosi ad avere garantito il sacrosanto e fondamentale diritto a crescere in una famiglia ma anche per le famiglie che li accolgono. Non so dire quante sono le testimonianze in questo senso raccolte da CIAI nei cinquant’anni di esperienza nel campo delle adozioni internazionali. E’ vero, c’è anche la fatica, qualche volta, perché l’adozione è un’avventura si bellissima ma anche molto impegnativa. La soddisfazione e la felicità per questa esperienza sono sempre però i sentimenti prevalenti.
Ma non si limita alla famiglia il valore delle adozioni internazionali, che si allarga a tutta comunità. L’adozione non è solo una forma di genitorialità ma è anche la testimonianza della volontà e della capacità della comunità di farsi carico della vita dei piccoli più vulnerabili, dando una risposta sociale, comunitaria ai loro bisogni, anche se certamente tramite la disponibilità ed il desiderio di genitorialità delle famiglie.
Le adozioni, ed in particolare le adozioni internazionali, hanno avuto poi in questi anni un grande valore per la società tutta, che hanno contribuito a trasformare anche scardinando una serie di stereotipi e pregiudizi. Penso a quanto sia stato potente il ruolo delle adozioni nel dimostrare che, se è indubbio il valore dei legami biologici, quello che conta davvero per la crescita dei bambini sono le relazioni di cura, di affetto e di rispetto.
E mai come oggi, in un momento storico di chiusure, di intolleranze per il diverso, di razzismo, le adozioni internazionali dimostrano tutto il loro valore.
Le famiglie adottive multietniche sono infatti la dimostrazione lampante di come sia possibile ed efficace l’accoglienza anche di chi è completamente diverso da noi, per luogo di nascita, per lingua parlata, per colore della pelle. Di come le differenze non siano un limite nella costruzione di relazioni significative ma anzi siano una ricchezza. E di come l’accoglienza renda felice non solo chi viene accolto ma anche chi accoglie e tutta la comunità.
Certo, sarebbe bello poter assicurare a più bambini, a tutti i bambini in situazione di abbandono, una famiglia attraverso l’adozione, nazionale o internazionale, ma il valore di questo istituto è comunque enorme e va per questo tutelato, indipendentemente dai numeri.
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