Una nuova definizione inequivocabile di cosa sia il servizio civile è necessaria. Occorre riformulare l’articolo 1 della legge 64/2001 indicando la finalità principale, ovvero la difesa del Paese in modo non armato e nonviolento, che si agisce con i giovani in una esperienza di partecipazione e cittadinanza attiva attraverso organizzazioni della società civile.
Stato e Regioni. Bisogna innanzitutto superare la dualità basata sugli albi – nazionale e regionali – e addivenire ad un unico Registro degli Anti accreditati. Per poi definire la competenza dello Stato (accreditamento, programmazione, progettazione, ecc.) e quella delle Regioni (monitoraggio, verifica, valutazione esiti, incentivi su base territoriale, ecc.).
Cofinanziamento. Il Servizio civile nazionale è innanzitutto nazionale, lo Stato dovendone garantire la sua attuazione ne deve anche provvedere le risorse. In una logica di corresponsabilità istituzionale è auspicabile che il Fondo nazionale Servizio civile sia integrato dalle Regioni, in un accordo di programmazione che fissi la percentuale di contribuzione delle stesse.
Accreditamento. L’estrema eterogeneità degli enti accreditati è una delle cause dell’attuale crisi. Sono necessari nuovi profili per accreditare gli enti: vocazione statutaria coerente con la finalità del Servizio civile nazionale e prassi concreta da almeno tre anni, organizzazione dell’ente accreditato radicata nel territorio, oltre al possesso di requisiti formali sono da prevedere nella revisione della normativa.
Non profit e amministrazioni pubbliche. Il nuovo Servizio civile nazionale dovrà riscoprire e rilanciare il ruolo della società civile, attraverso gli enti del terzo settore: riconoscendo che il servizio civile è nato, cresciuto, è stato difeso e rigenerato attraverso il Servizio civile nazionale proprio da quegli enti del privato sociale che hanno saputo offrire un cammino di educazione, di partecipazione e di senso a decine di migliaia di giovani.
