Welfare

Il turismo sociale che riaccende i borghi

Le Aree interne dell’Italia sono sempre più soggette allo spopolamento, il turismo sta aiutando i piccoli borghi a preservare l’identità grazie al consolidamento delle esperienze culturali, enogastronomiche e ambientali che li caratterizzano. Nel numero di giugno del Bookazine di VITA, al tema dei borghi rigenerati è stato dedicato un intero capitolo

di Luca Cereda

Consultando i portali turistici di molte regioni italiane è evidente che l’offerta di turismo lento e con una chiara impronta sociale, di attività all’aperto, di esperienze legate alle produzioni locali artigianali e agroalimentari stia conquistando pari dignità rispetto all’offerta balneare e quella culturale. È quanto racconta l'Italian Social Tour, cui è dedicato il numero di Giugno di VITA.

«Questo succede grazie alle moderne fortune dei cammini e alla rinascita dei borghi, riscoperti in pandemia dagli Italiani per via della prossimità a cui il turismo è stato forzato dal virus. L’etica e la sostenibilità della lentezza sono elementi sempre più ricercati nella vita di tutti i giorni e anche durante le vacanze», spiega Sebastiano Venneri, responsabile territorio e innovazione di Legambiente, che aggiunge: «Questi territori devono avere nel turismo un acceleratore di processi economici e sociali che abbiano alle spalle ad esempio itinerari tematici che mettano in rete i borghi attraverso le esperienze culturali, enogastronomiche e ambientali che li caratterizzano». È il caso San Leo che attraverso la cooperativa comunitaria Fer-menti Leontine ha riattivato l’unico forno del paese che aveva chiuso nel 2018 lasciando senza pane i ristoranti del centro storico, ben sette, che in estate accolgono i turisti. Un forno storico riaperto con un macchinario moderno che riduce le emissioni della cottura.

Un viaggio che attraversa tutta l’Italia del borghi, da Città di Castello a Civitacampomarano in Molise, un paese che (r)esiste grazie alla street art promossa dal Cvtà Street Fest. In rivista sono state raccontate anche le storie di paesi montani come Tiso e Pasturo, per poi scendere lo Stivale passando fa Livemmo, Porretta Terme, Treviniano, Corigliano d’Otranto, fino a Corleone in Sicilia dove grazie all’azione di un consorzio di cooperative sociali, le terre della mafia sono diventate quelle dei vini di alta qualità e dal sapore buono: quello dell’antimafia e del lavoro sociale.

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