Non profit
Il trionfo dei mezzibusti globali
Il commento di Riccardo Bonacina sul modo in cui l'informazione ha trattato il conflitto in Iraq.
Caro direttore, non è affatto facile capire cosa sia successo e cosa oggi accade in Iraq. Eppure per tutto il giorno sui nostri monitor sono passate decine e decine di notizie, lanci d?agenzia , articoli e reportages degli inviati. Ma alla sera, tirando un po? le somme, ne sappiamo poco più di ieri. O forse qualcosa meno. Sappiamo che sono successe molte cose, oppure che non sono successe, oppure ancora che sono successe in modo differente, a seconda di quale sia la fonte. Insomma le notizie certe, verificate o verificabili, sono rarissime. E anch?esse possono essere smentite. I giornalisti sul campo sono in numero impressionante: moltissimi al seguito delle truppe della Coalizione, altri sul campo, vicinissimi ai combattimenti, altri ancora sono coraggiosamente rimasti sotto le bombe a Bagdad. L?apparato tecnologico impiegato è strabiliante: riceviamo collegamenti in diretta come si trattasse del Tg regionale. Eppure l?80% delle notizie si basa sui comunicati stampa del Comando centrale americano e, sino a un po? di tempo fa, del ministero dell?Informazione iracheno. Non possiamo neppure dare la colpa ai giornalisti: una guerra non è una partita di calcio, la scena dell?azione è enorme e dispersiva, e devi anche pensare a portare a casa la pelle. Sta di fatto che questa è la situazione: la guerra si combatte anche con la propaganda messa in atto dai contendenti. Sin che ce ne sono due, poi, la propaganda, in assenza di osservatori indipendenti, diventa unilaterale.
A un mese dall?inizio della guerra, cosa possiamo dire di sapere per certo, senza alcuna ombra di dubbio? Neppure i contorni dell?emergenza umanitaria ci sono chiari. La verità, nel deserto iracheno, è un granello di sabbia in una tempesta.
Marco, email
Caro Marco, la tua lettera contiene tanti spunti giusti di riflessione, ma dimentica una cosa essenziale. Di una cosa siamo certi, ed è la notizia principale, Saddam è finito e con lui il suo sanguinario regime. Su come ciò sia successo, e sul costo di tale operazione, in assenza di osservatori indipendenti, e tenendo conto delle difficoltà al lavoro dei giornalisti, è vero, siamo nelle mani del comando della coalizione. Solo un?osservazione aggiuntiva, alle tue. Mi ha molto impressionato il cattivo uso degli inviati in Iraq da parte delle televisioni italiane. I loro servizi, per le strade, sui luoghi della guerra e dei saccheggi sono stati usati come immagini di copertura per i lunghi speach da mezzobusti cui sono stati costretti per decine e decine di trasmissioni. Insomma, il trionfo del mezzobusto globale. A rimetterci, oltre ovviamente al lavoro dei giornalisti, è il racconto della realtà.
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