Welfare

Il tribunale di Roma cancella i ministeri al Nord

A fare ricorso i sindacati della presidenza del Consiglio. Il decreto del giudice rende "inagibili" le sedi di Monza

di Redazione

Come risulta dai documenti in possesso dell’Adnkronos, il Tribunale di Roma ha annullato gli effetti dei decreti che istituivano le sedi periferiche dei ministeri a Monza, nella sede di Villa Reale, una “battaglia” portata avanti e vinta l’estate scorsa dalla Lega Nord. Il colpo di spugna del giudice Anna Baroncini arriva per condotta antisindacale.

Il ricorso era stato infatti promosso dai sindacati della presidenza del Consiglio che avevano appreso «dell’istituzione delle sedi a Monza – spiega il presidente del consiglio direttivo del Sipre (Sindacato indipendente della Presidenza del Consiglio dei ministri) Alfredo Macrì – dai giornali e dai tg. La decisione era stata adottata e portata avanti senza coinvolgere le organizzazioni sindacali o attivando, come previsto dalla legge, informazione preventiva e concertazione prima di procedere» al taglio del nastro, trasformatosi l’estate scorsa in una vera e propria festa leghista.
Ora un decreto del giudice del lavoro, depositato stamani, annulla gli effetti dei provvedimenti «stabilendo la chiusura – sottolinea Macrì – delle sedi periferiche affidate ai ministri Bossi e Calderoli», rispettivamente “un dipartimento e una struttura di missione”. Condannando per di più la presidenza del Consiglio al pagamento di un terzo delle spese legali.

La sentenza, in realtà, si limita ad annullare gli effetti dei provvedimenti che sono stati adottati con condotta antisindacale. «Di fatto – precisa Macrì – le sedi periferiche cessano di essere strutture della presidenza del Consiglio. Noi ci eravamo spinti più in là, chiedendo l’annullamento dei decreti istitutivi. Ma questo tipo di decisione è stato rinviato al giudice amministrativo. Tuttavia, la sentenza depositata oggi ci dà ragione e rende “inagibili” le sedi di Monza».

«Se decideranno di ignorare questa pronuncia e continueranno ad avvalersene – avverte Macrì – siamo pronti a ricorrere anche al giudice amministrativo. Siamo stufi di regole che vengono puntualmente disattese, non ne possiamo più».
Il ricorso era stato promosso, oltre che dal Sipre, dal Sindacato nazionale autonomo presidenza del Consiglio dei ministri (Snaprecom). I due sindacati esprimono «viva soddisfazione per il risultato ottenuto in un periodo in cui tutto il pubblico impiego è fatto oggetto di provvedimenti legislativi discriminatori e di svariati attacchi denigratori anche da parte di autorevoli membri del governo».

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