Non profit
Il Terzo settore ha già chiaro per cosa votare
Dallidea di una "buona costituzione" a un aumento del bilancio della comunità europea. La società civile ha lanciato i punti qualificanti per le elezioni.
L?hanno preparato per tempo, attraverso una serrata discussione con tutte le loro organizzazioni e producendo due documenti che rappresentano 100 e più realtà associate nel Forum del Terzo settore e 160 ong che si riconoscono nell?Associazione delle ong italiane. Insomma, la società civile vera, quella organizzata, ha deciso d?interloquire con la politica in modo serio, serrato e costruttivo su un argomento delicato e dalla posta in gioco alta, le elezioni europee. Risultati di livello, se si considera che in pochi giorni più di 50 tra parlamentari italiani e candidati al Parlamento europeo hanno subito sottoscritto documenti che li impegnano non poco, nella loro attività futura, se eletti.
Alla presentazione ufficiale,che si è svolta martedì 25 a Roma, Giampiero Rasimelli ha esposto l?idea di fondo del Forum e delle ong: consiste nella necessità di “aumentare le capacità di rappresentanza delle istituzioni europee e la loro relazione con i cittadini e la società civile organizzata. Ecco perché proponiamo una grande consultazione, da tenersi in tutti i Paesi europei, sulle politiche dell?Unione, che dia voce alla società civile e sperimenti la capacità di ascolto degli Stati, dei governi e delle istituzioni”. “Se non verrà realizzato quanto siglato a Lisbona nel 2000”, ammonisce Rasimelli, “non si darà corpo all?allargamento dell?Unione che si è aperto il Primo maggio, col rischio che l?intero processo di unificazione europea diventi fragile e non partecipato”. “Il metodo con cui la società civile organizzata è stata chiamata ad esprimersi fino ad ora non ci è piaciuto”, incalza Sergio Marelli, presidente dell?Associazione delle ong: “Non ci hanno ascoltato, ma solo sentito, sul ripudio della guerra come sulla richiesta di maggiori risorse per l?Unione da destinare al Sud del mondo. Né possiamo accettare l?idea di un?Europa a due velocità, con Spagna, Francia, Gran Bretagna ma anche Irlanda e Portogallo che aumentano le spese per la cooperazione allo sviluppo e l?Italia che le riduce”.
Tocca poi ad Edo Patriarca, portavoce del Forum con Rasimelli, illustrare le proposte una per una, dimostrando come esistano davvero “concrete sfide politiche utili a una ricca agenda per l?Europa”.
Il primo degli otto punti è quello che chiede di scegliere finalmente una ?buona Costituzione? per l?Europa, concludendo al più presto il lavoro di stesura del trattato, migliorandolo e armonizzandolo “per un pieno sviluppo del modello sociale europeo” e sottoponendolo a una grande consultazione popolare in tutti i Paesi della Ue. Segue la capacità di formulare regole sostenibili e uguali per tutti, procedendo a una celere riforma del Patto di stabilità rispettandolo ma senza derogare a “due priorità: l?investimento in politiche di inclusione sociale e di sostenibilità agricola e ambientale”.
Terzo punto, la questione della pace e della sicurezza, strettamente correlate, che contiene la richiesta, riproposta con forza, dell?inserimento del ripudio della guerra come mezzo di soluzione delle controversie internazionali, il rilancio dell?idea di un seggio unico europeo nell?ambito del Consiglio di sicurezza dell?Onu ma anche “la dotazione di una vera politica estera dell?Unione, nel cui quadro deve proporsi anche il tema della costituzione del nucleo di un futuro esercito comune, che agisca in un quadro di legalità internazionale, sotto il comando dell?Onu, come forza di polizia per la pace”.
Quarto punto, il rifiuto della smobilitazione dell?Europa di Lisbona e della Carta sociale di Nizza affinché ci si doti di “strumenti per combattere disoccupazione e povertà e rafforzare le protezioni sociali”. Quinto, rilanciare la sfida di una cooperazione rinnovata e rafforzata con il Sud del mondo, in particolare con il continente africano, destinando a nuove politiche di aiuti almeno l?1% del Pil.
Sesto, la capacità di uscire da miopi gestioni nazionali del problema immigrazione “per una politica veramente europea che abolisca le inutili quote e investa in coraggiose politiche d?integrazione, dal diritto al ricongiungimento familiare e quello di voto locale ed europeo per gli stranieri regolari”. Infine, l?opposizione alla riduzione del già magro bilancio dell?Unione (oggi appena all?1,27% e che “dovrebbe passare almeno al 2% permettendo, come in Usa, un?autentica federazione delle risorse”).
Sergio Marelli, nel mettere in evidenza l?importanza del ?fare rete? della società civile che ha coinvolto Forum e ong, teme un?Europa che, “distratta dalle drammatiche vicende del Medio Oriente, si dimentica del Sud del mondo”. Ecco perché non solo le oltre 160 ong italiane ma l?intera rete europea di Concord, confederazione europea di 1.200 ong, hanno lanciato un appello all?Unione affinché assegni “priorità elevata alla cooperazione allo sviluppo, raddoppi i flussi dell?aiuto pubblico”. Ma questo vuol dire anche, secondo Marelli, costruire una politica di sicurezza fondata sul diritto, sia creando “un esercito europeo davvero comune che non sia il 26esimo in più a quelli degli Stati, ma abbia un ruolo davvero sussidiario rispetto agli eserciti nazionali, e dall?altro promuovendo l?introduzione del servizio civile europeo”. Marelli ha anche polemizzato con il governo italiano che giustifica il mancato impegno dei fondi per la cooperazione internazionale con la congiuntura economica, “scusa che rischia di farci diventare in tema il Paese-zavorra della Ue”.
Una cosa è certa: l?impegno del Forum del Terzo settore e dell?Associazione delle ong è di appoggiare e dunque far votare i candidati che hanno deciso di aderire a questi due documenti in vista delle elezioni europee, ma anche di essere dei veri ?watch dog? del loro impegno, qualora venissero eletti.
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