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Il terzo settore? È un poLO D’attrazione

Il discorso del presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Roma, una buona legge in Sicilia, un seminario a Varese.Così il Centrodestra lancia segnali al sociale. Veri o di facciata?

di Walter Mariotti

Parlano di prossimità, parlano. Di nomadismi, appartenenze, dono e gratuità. Farneticano di un villaggio – mitico – sopravvissuto all’Apocalisse della sua presunta globalità. Non sono vecchi visionari, però. Sono giovani concreti, attivi o piuttosto attivisti membri di associazioni di volontariato. Tutti liberi e liberamente non profit. Per scelta, una scelta di vita che per loro coincide con una scelta politica. Perché questa gente è tutta di destra, è la nuova Destra italiana che emerge. Una destra che sorride dei luoghi comuni, che alle provocazioni culturali risponde facendo capire che ha letto anche Serge Latouche, Alain Caille e Michel Maffesoli. E in qualche caso anche George I. Gurdjieff. Una destra che si destreggia piuttosto bene, insomma, e che sul non profit vuole dire la sua.
È un’intera area in movimento, la destra-destra, ma anche l’intero Polo che s’è dato appuntamento a Varese l’8 luglio per riflettere su “l’economia sociale di mercato”(vedi box).Tra i relatori Tremonti, Lanfranco Senn e Silvio Berlusconi. Qualcuno, del resto, ricorderà, alla vigilia dell’ultimo appuntamento elettorale per le Regioni, il duello tra Walter Veltroni e Pierferdinando Casini a “Porta a Porta” con Bruno Vespa. Il segretario Ds si presentò avendo come testimonial l’amministratore delegato di Aol-Italia conosciuto qualche giorno prima, Casini con una giovane disabile di cui sposava aspirazioni e rivendicazioni. L’attenzione del Centro destra al volontariato e non profit nasce proprio durante la campagna elettorale per le Regionali (quasi tutti gli osservatori hanno sottolineato come Formigoni abbia pescato a piene mani nell’area del Terzo settore) ma che, nelle ultime settimane, ha subito un’accelerazione vistosa.

Il j’accuse di Emmanuele
Una conferma è venuta dalla recente presa di posizione di Emanuele Emmanuele, il notissimo legale della famiglia Savoia che come presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Roma ha lamentato il ritardo colpevole dello Stato su tutte le iniziative legate alla sussidiarietà, al sostegno del non profit, alle maglie in cui lo Stato italiano ancora costringe la voglia e la possibilità di solidarietà dell’Italia. «Bisogna ricominciare a rimeditare in modo più attento sulle norme legislative sul non profit», ha scandito Emmanuele, «perché si sono verificate e si verificano distorsioni incomprensibili. Lo Stato spinge al volontariato, incoraggia il non profit ma tassa in modo eccessivo chi interviene nel sociale. Vi è purtroppo ancora poca sensibilità. Se la welfare community non decolla in Italia ci sono motivi molto precisi, tra cui il doppio volto dello Stato, che da un lato chiede l’intervento del privato in attività di tipo sociale, e dall’altro si ripresenta con il viso arcigno dell’esattore».
Un intervento che ha fatto molto parlare, il suo, sia chi l’ha ascoltato in diretta sia chi ne ha sentito dire. Appartiene alla prima categoria Giovanni Alemanno, l’esponente dell’area sociale di Alleanza Nazionale che da sempre rivendica i modi della solidarietà più alla destra che alla sinistra. «Consegnare alla sinistra il concetto di solidarietà sarebbe sbagliato, politicamente e teoricamente. La solidarietà è un atteggiamento della società che però trova espressione reale e efficace solo attraverso la sussidiarietà, l’espressione dal basso, dalla base comunitaria. Intendere la solidarietà in termini sussidiari vuol dire il contrario», avverte ancora Alemanno. «Vuol dire anteporre l’individuo al sindacato, la famiglia alla casa di cura. Non c’è niente da fare, purtroppo: la sinistra tende a subordinare il non profit agli appalti pubblici, alle strutture centrali e periferiche. Mentre la destra, il centrodestra vedono e vogliono il non profit egemone, rovesciando il rapporto tra privato e pubblico». Come? Facile: con convenzioni e leggi specifiche per il non profit.
In Sicilia sgravi alle onlus
Il centrodestra dunque si prepara alle elezioni del 2001 insistendo sul cavallo del non profit, organizzando tavole rotonde come quella di Varese (per elaborare un vero e proprio capitolo del futuro programma di governo. Intanto si sperimenta, come in Sicilia, dove su iniziativa di Carmelo Briguglio, deputato regionale di An, è stata approvata una legge unica in Europa che permette alle onlus lo sgravio fiscale degli oneri sociali per ogni assunzione. «Faccio l’amministratore pubblico da anni», spiega Briguglio, «e da anni denuncio l’errore della destra che ha lasciato il precariato alla sinistra in nome della lotta all’assistenzialismo». Che sia la destra ad avere più confidenza con la solidarietà è anche la convinzione di Ivo Germano, un emergente sociologo della comunicazione dell’università di Bologna che, recentemente, ha pubblicato un libro sul “glocalismo” in cui sfata molti borderlines della modernità. «La sinistra bada al progetto, la destra ha invece senso delle cose. Il progetto è più bello, certo, ma è difficile pensare nella sua ottica. Ecco allora l’intrapresa, l’individuo non più borghese, non più reclamante diritti, che ha capito che il vicino è il lontano. E l’economia del tutti contro tutti, dove ognuno bada all’utile a discapito degli altri viene sostituita dall’ottica del dono, dall’intrapresa comunitaria, solidarista. Della destra, dunque».
Ma c’è anche una destra che vede un rischio. È quella di Giuseppe Nanni, avvocato penalista milanese da sempre animatore della rivista Area, una bibbia della nuova destra eretica e anticipatrice. «Il rischio naturalmente non sta nel non profit», spiega, «ma nell’opacità, nel fatto che anche a destra si prenda a blaterare senza concretezza su un tema cruciale. Non vorrei insomma che anche questo interesse al non profit rappresentasse l’ennesima camuffatura dell’eccesso totalitarista di certa destra». Perplessità e possibilità. Un flusso di timore e tremore, speranze e paura che si scioglie nelle dolci parole di Paola Livraghi, presidente dell’associazione sportiva All Blacks che da quasi 10 anni cerca di spezzare il muro che nel mondo dello sport divide normodotati e disabili. «Il non profit è da sempre un’arteria della destra», afferma, «anzi, l’aorta del suo cuore. È sbagliato pensare a una destra individualista e matrigna». Della stessa opinione Fabrizio Vincenti, presidente dell’associazione ambientalista Fare Verde che dice: «La destra ha il non profit scritto nel proprio Dna da sempre perché crede negli ideali cui sacrificarsi».

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