Non profit

Il Terzo settore e la sfida della coprogettazione: strumenti, opportunità, competenze

Tra le sfide più importanti per il futuro del nostro Paese c’è la definizione di politiche antifragili capaci di rendere sempre più resiliente il legame sociale. Il contributo del non profit sarà determinante, creando nuove sinergie con la PA che lo collochino da protagonista nel nuovo scenario organizzativo, gestionale e normativo. Ne parliamo con Angelo Rabatti ed Enrico Coletta, Associate Partner e Senior Manager di EY

di Redazione

Il Terzo settore sta vivendo cambiamenti importanti. Il decreto legislativo n. 117 del 2017 – il cosiddetto “Codice del Terzo settore” – ha rappresentato un momento di svolta in tal senso. Ora si tratta di sfruttarne le potenzialità imparando a leggere gli scenari che, sia in termini di sfide che di opportunità, si delineeranno sul breve e sul lungo periodo per il nostro Paese. Scenari in cui il Terzo settore non potrà che svolgere un ruolo da protagonista.

Angelo Rabatti, Associate Partner di EY, ricorda come «il Terzo Settore sia un elemento essenziale del nostro tessuto sociale ed economico». Proprio per questo, rimarca Rabatti, «occorre riconoscere che gli enti e le tante persone che vi operano sono interpreti di bisogni ed esigenze della comunità che senza il loro contributo sarebbe molto più difficile individuare ed affrontare».

Ma non c’è solo questo: il Terzo Settore, osserva Rabatti, «può essere anche l’espressione di un nuovo modo di fare economia. Un modo di interpretare l’impresa come mezzo per impiegare i propri talenti avendo riguardo alle ricadute sociali dell’attività». In questa ottica, «si può intravedere un’evoluzione, peraltro già in atto, del sistema economico e sociale in cui i principi fondanti del Terzo Settore e del non profit in genere permeano il settore commerciale, e viceversa i principi di razionale organizzazione, pianificazione e rendicontazione sviluppati nelle aziende commerciali supportano lo sviluppo del Terzo Settore».

C'è dunque bisogno di una nuova cultura della governance anche nel Terzo settore. Un Terzo settore chiamato a sviluppare nuovi approcci, consapevoli e sistemici, integrandoli nella propria competenza organizzativa.


Anche in questo caso, spiega a Vita Angelo Rabatti, «siamo in presenza di un processo già in corso, della cui necessità gli enti del Terzo Settore sono ben consapevoli. La riforma portata dal Codice del Terzo Settore va in questo senso, fornendo un quadro organizzativo di riferimento improntato alla trasparenza e alla rendicontazione dell’operato degli enti. Perché questo non sia vissuto semplicemente come un obbligo da soddisfare, ma sia interpretato quale in effetti è, un’occasione per acquisire efficienza ed efficacia, occorre appunto un’evoluzione culturale che interpreti la buona governance come strumento per valorizzare il proprio operato e non come un orpello da sopportare».

Andiamo sul pratico, dove è ancora Rabatti a chiarirci il campo: «i fondi, che siano privati o pubblici, avranno tanta più probabilità di essere reperiti quanto più l’ente darà prova di essere in grado di gestirli in maniera efficiente. Da questo risulta evidente l’utilità della revisione del bilancio, l’utilità della redazione di un buon bilancio di missione, la necessità dell’adozione di procedure che assicurino il corretto utilizzo delle risorse, l’opportunità aperta dalla nuova fiscalità introdotta dalla riforma. Questo non scoraggia la visione portata dal Terzo Settore, al contrario la rende possibile».

Proprio in tale contesto si apre, per un Terzo settore, una grande opportunità. Da cogliere con competenza e sfruttando le capacità operative e progettuali migliori. Da qui, l’iniziativa di EY. Da sempre, infatti, ci racconta ancora Angelo Rabatti, «EY è sensibile al mondo del Terzo Settore e propone le sue competenze maturate anche grazie all’ampia esperienza con le società commerciali, per supportare la sua evoluzione ed il suo sviluppo.

Per questo abbiamo creato un gruppo di professionisti con un focus specifico sulle tematiche del non profit. L’approccio che utilizziamo è interdisciplinare, perché servono professionalità che interpretino l’ampio spettro di esigenze proposte in questa fase di trasformazione, dalla revisione legale, alla valutazione d’impatto, all’assistenza legale e fiscale alla consulenza direzionale. Con una convinzione: che la ricerca delle soluzioni tecniche adeguate alle sfide che il Terzo Settore ha di fronte non può prescindere dalla tutela e dalla valorizzazione dei valori di cui è portatore e dalle sue specificità.

Un'altra questione molto sentita, al centro del prossimo Digital Talk organizzato da EY “Riforma del Terzo Settore: strumenti e idee per la costruzione di policy condivise tra Enti Pubblici ed ETS” (qui maggiori dettagli), è quello della costruzione di policy condivise. Soprattutto in tempi di PNRR. Enrico Coletta, Senior Manager di EY, spiega così l’approccio necessario per non disperdere energie, risorse, opportunità: «Il PNRR, così come la programmazione europea 2021-2027, hanno determinato la necessità di indirizzare in modo puntuale gli interventi nei diversi ambiti sociali e di ripensare le modalità di erogazione dei servizi attraverso una maggiore digitalizzazione delle stesse. Tali esigenze accomunano sia gli Enti Pubblici sia gli Enti del privato sociale, i quali hanno ad oggi nuovi e rinnovati strumenti per la costruzione di policy condivise il cui impatto possa essere rilevato in termini quali-quantitativi. L’esperienza maturata da EY a supporto dei processi di digitalizzazione dei servizi di natura sociale può dunque ritenersi un valido aiuto per quegli enti che abbiano la volontà di ripensare e innovare sia le modalità di progettazione sia le modalità di erogazione dei propri servizi che siano incentrata sui reali fabbisogni del cittadino».

La pandemia – commenta ancora Enrico Coletta – «ha inciso notevolmente sulla domanda di servizi sociali, e simmetricamente anche sull’offerta. Nuove vulnerabilità emergenti, e l’esigenza di concentrare risorse su target specifici non previsti nelle pianificazioni strategiche delle amministrazioni rendono sempre più complessa il classico menù delle politiche organizzato per lo più su silos e target group».

In tal senso, l’utilizzo di strumenti nuovi come AI e quantitave analysis, oltre «all’impiego di tecnologie sempre più abilitanti può venire in supporto della PA, nella capacità di leggere la domanda del territorio tramite l’utilizzo dei Big Data, e del Terzo Settore nell’ulteriore qualificazione dell’offerta di servizi attraverso tecnologie (blockchain, AI) che siano in grado di raggiungere una specifica tipologia di utenza in un regime di continua interoperabilità. Il disegno di politiche sempre più antifragili è una delle sfide più importanti per il prossimo futuro, che la collaborazione tra Terzo Settore e mondo profit può rendere sempre più interessante affrontare».

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