Salute

Il Terzo settore: «Caro Governo, hai sbagliato i conti»

Si risparmierà solo il 7% di quello che la delega prevede

di Sara De Carli

«Sulla base delle analisi compiute, il Forum del Terzo Settore chiede di cancellare la delega di riforma del settore socio-assistenziale». È questa la frase che sintetizza lo studio realizzato dal Forum sull’impatto della legge delega fiscale e assistenziale sul nostro welfare e sulla vita dei cittadini, studio coordinato da Cristiano Gori e presentato oggi prima nell’audizione del Forum in Commissione Affari sociali della Camera, poi alla stampa. La presentazione pubblica del rapporto completo è invece fissata per il 7 dicembre.

A bocciare la delega sono soprattutto i numeri: secondo i conti fatti dagli esperti riuniti dal Forum, i risparmi che si potrebbero ottenere, a prezzo di problemi seri alle persone e di danni permanenti al sistema del welfare, sarebbero di 1.440 milioni di euro nel 2013, il 7% di quanto invece la delega fiscale e assistenziale prevede.

La premessa

L’assistenza è un comparto che, spiega il documento, necessita senza dubbio di un riordino, ma di una «riforma organica, che va realizzata sia in collegamento con il più ampio ambito del welfare sia in integrazione con la sanità, ma senza la pistola puntata alla nuca di un taglio di 20 miliardi di euro».

I contenuti della delega presente, invece, sono per la gran parte «negativi», e quelle poche indicazioni positive sono «formulate in modo troppo confuso per poter essere messe in pratica».

L’analisi

Quattro sono i punti messi in luce dagli esperti coinvolti dal Forum del Terzo Settore. Eccoli in breve.

1/Politiche sociali sottofinanziate. La delega sbaglia a voler ricavare risparmi dalle politiche sociali, visto che già oggi queste sono fortemente sottofinanziate rispetto alla media europea. L’Italia infatti, oltre ad essere l’unico paese europeo insieme alla Grecia a non avere un piano per il sostegno alla non autosufficienza e per il contrasto della povertà, spende meno dell’Europa in tutti i campi, dalla sanità (-10%) alla famiglia (-61%), dalla non autosufficienza (-31%) alla povertà (-75%). Solo per le pensioni spendiamo il 38% in più della media europea.

2/Accompagnamento. La delega introduce il reddito come elemento per ricevere l’indennità di accompagnamento, cioè la principale misura di sostegno per anziani non autosufficienti e disabili. «Un’ipotesi pericolosa, perché farebbe passare il principio che il pubblico debba intervenire sulla non autosufficienza solo a favore di chi ha redditi bassi», precisa il documento. Piuttosto, propone il Forum, si intervenga sulle modalità di utilizzo delle risorse ed eventualmente l’importo sia graduato in base al bisogno.

3/Social card. La delega modifica la social card attualmente in essere, ma rinuncia a un piano e a una strategia nazionale contro la povertà. Ci saranno tre social card nel 2012 (quella abituale, quella della sperimentazione e quella della delega) e nessuna nel 2013.

4/Risparmi. La delega produce risparmi esigui, anche nelle sue applicazioni estreme. Anche mettendo per un attimo da parte le ricadute sociali di questi interventi, i possibili tagli individuati dal testo porterebbero a un risparmio complessivo di 1.440 milioni di euro nel 2013, il 7% dei risparmi che invece la delega fiscale e assistenziale prevede. Si tratterebbe, secondo il Forum, di un risparmio fatto dalle seguenti voci: 100 milioni dalle riduzioni alle agevolazioni fiscali per la disabilità, 1.320 milioni dall’introduzione di una soglia di reddito per l’accompagnamento, 20 milioni dalla revisione dell’Isee. Impensabile invece tagliare le agevolazioni fiscali alle famiglie con figli (per motivi politici) e recuperare risorse dai servizi sociali e socioeducativi in titolo ai Comuni, perché tutti i tagli possibili sono già stati fatti.

Inoltre, e non sono rileivi da poco, la legge delega non è conforme alla Costituzione, non prospetta alcun miglioramento del sistema di welfare, la sua attuazione richiederebbe un ampio quanto inutile sofrzo da parte di tutti i soggetti operanti nel welfare.

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