Non profit
«Il tempo dei costruttori»: rigenerare il futuro partendo dal volontariato
Il nostro Paese ha bisogno di idee, di ispirazioni, di buone pratiche. Ha bisogno di futuro e di attingere a quel patrimonio di senso e valori tipici della società civile organizzata. Ne abbiamo parlato nel settimo degli incontro che Vita organizza con il CSV di Padova
di Redazione
Chi sono i volontari, oggi? Sono costruttori. Ne abbiamo parlato ieri, nel settimo degli appuntamenti mensili che Vita organizza con il CSV di Padova nell'ambito di Padova Capitale Europea del Volontariato.
Nell'incontro, introdotto da Emanuele Alecci, si è affrontato il nodo di una visione al contempo storica e sfidante.
Storica: perché è importante ricordare, come ha spiegato Antonietta Nembri, autrice del recente Non profit oggi (per la Collana L'Onda, dell'Editoriale Dolfino euro 22), le istituzioni, le associazioni, le buone pratiche che vediamo all'opera ogni giorno nelle nostre città in crisi vengono da lontano. Affondano nel Medioevo, negli ordini cistercensi, ma anche nel mutualismo laico del XIX secolo.
Sfidante. Perché, ha raccontato suor Anna Monia Alfieri, alla sussidiarietà orizzontale e verticale che eravamo abituati a conoscere, oggi si è aggiunta una «sussidiarietà opprimente» che nulla ha a che vedere con le prime. Una sussidiarietà solo apparente, che punta a sussidi e staticità e che, purtroppo, è sempre più esercitata dallo Stato postmoderno.
Una situazione paradossale, ha aggiunto Stefano Davide Bettera, perché «la società civile, il volontariato, il Terzo settore sono tali se non rinunciano al movimento». E movimento, ha proseguito Bettera, «significa capacità di rispondere al concreto, alle provocazioni della realtà, ai bisogno.
Ma anche alle aspirazioni, alle vocazioni, alla fame di futuro: troppo spesso nei nostri mondi assistiamo a narrazioni apocalittiche, da fine del mondo. Dobbiamo uscire da questo schema»·
La dimensione del volontariato, ha ricordato ancora Nembri, è d'altrode proprio questa: uscire di sé, donarsi. Il termine stesso “volontario” etimologicamente si riallaccia al latino voluntarius e si lega a voluntas, ovvero volontà.
Ma in francese, ha aggiunto la nostro Antonietta Nembri, «c'è un termine ancora più forte: bénévole, anch’esso etimologicamente legato al latino, ma a benevolus, ovvero “bene” e la radice del verbo volere dal latino velle».
Una piccola sfumatura semantica che spiega la natura del gesto volontario: non un muoversi a caso, ma farlo in prima persona a favore di una causa, di un’idea, di un incontro.
«Questo è il tempo dei costruttori», ha ammonito il Presidente Mattarella nel suo Discorso di fine anno. Ma che cosa significa, per il nostro mondo, accordarsi con questo tempo nuovo? «Idee», ha commentato suor Alfieri, «perchè senza un'idea non si va da nessuna parte». Servono idee per muoversi, liberi e responsabili, in questo atto di continua donazione. Un'idea, ha concluso Bettera, «che in un mondo sempre più impoverito sul piano simbolico, assume le aspirazioni del sacro, dell'oltre, del tendere a. Anche per i laici, soprattutto per loro».
Appuntamento al 27 gennaio, sempre alle 18, per l'ottava puntata!
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