Non profit

Il Telefono Azzurro mette gli orchi nero su bianco

di Carmen Morrone

Tra gennaio e dicembre 2010 Telefono Azzurro ha effettuato 1.732 interventi in tutta Italia per via delle segnalazioni raccolte attraverso il numero di telefono d’emergenza 114 e la chat attiva sul sito internet dell’associazione www.azzurro.it. «Pedofilia e pedopornografia sono temi seri attorno ai quali però c’è un silenzio che va rimosso perché i bambini non possono aspettare. Hanno bisogno di giustizia e tutele immediate e adeguate», esordisce Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro in occasione della IV Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia del 5 maggio.
Un fenomeno misurato dalla cronaca nera che quotidianamente annovera violenze e abusi a danno di minori. «Chiediamo ancora una volta l’attuazione del Piano d’azione elaborato nell’ambito del Coordinamento Ciclope che deve essere messo in grado di operare», attacca Caffo, «a partire dalla formazione della banca dati per la condivisione delle informazioni fra i diversi ministeri, ordinamento giudiziario e servizi pubblici che si occupano di minori». Anche la legislazione italiana va aggiornata. «Il nostro Paese non ha ancora recepito la dichiarazione di Lanzarote del 12 luglio 2007. Poter contare su questo atto permetterebbe di allargare le azioni preventive». Sullo sfondo di questo scenario Telefono Azzurro ha dato alla stampa una nuova pubblicazione scientifica, un “Quaderno sulla pedofìlia” che prende atto che anche gli orchi stanno cambiando: d’aspetto e di contesto. «Un tempo c’erano ambienti che si pensavano immuni, mi riferiscono alle agenzia formative, religiose, eppure la realtà ha smentito questo assioma. Recentemente stiamo rilevando che ci sono comunità che, per situazioni di emarginazione e degrado, non riescono a riconoscere in certi comportamenti atti di pedofilia. È sempre più diffusa la pedopornografia che utilizza la rete internet, che è proprio lo strumento che bambini e adolescenti usano per comunicare».
Per questo oltre all’aspetto repressivo, è importante l’approccio preventivo che, come spiega Caffo, «va condotto solo da operatori preparati adeguatamente perché i danni che subiscono le vittime sono molti complessi. Spesso è nell’adolescenza che riemergono disagi causati da una violenza subìta molti anni prima. Per questo i bambini vanno seguiti. Se le risposte arrivano tardi, i danni diventano irreparabili». Anche nei carnefici. «Questo è un altro tema della questione», prosegue il professore. L’intervento nei confronti degli autori del reato poi deve essere rapido: «I processi non possono durare anni. Anche i percorsi terapeutici devono essere intrapresi immediatamente, soprattutto se il carnefice è giovane. A volte si scoprono dei comportamenti devianti che per fortuna non si sono ancora trasformati in atti concreti. Anche in questo caso va da sé quanto sia importante avere operatori capaci di cogliere questi indicatori e attuare misure per tutelare i bambini».


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