Famiglia

Il “Teatro diffuso” che ascolta i ragazzi e tira fuori le loro voci

A Manfredonia la Bottega degli Apocrifi in questi mesi estivi coinvolge i ragazzi dagli 11 ai 19 anni in un laboratorio teatrale e musicale di comunità, dove il gruppo diventa coro e viene coinvolta tutta la comunità. La creazione collettiva è incentrata sul testo della “Pace” di Aristofane

di Emiliano Moccia

Le voci degli adolescenti hanno bisogno di essere ascoltate, di essere prese per mano e guidate affinché riescano a tirare fuori quello che hanno dentro. Emozioni, pensieri, paure, gioie. Perché il vero problema non è il numero di attività in cui i ragazzi di oggi sono coinvolti. Anzi, «forse c’è una sovraesposizione di attività, ma è la qualità del tempo, come viene speso, che è al centro di tutto. E’ l’importanza di ritrovarsi in un contesto in cui siano impegnati in una fase di costruzione di un percorso e di restituzione finale di quello che è stato il loro cammino. In cui siano protagonisti. Quella che proponiamo, quindi, è una risposta non tanto ad un’emergenza educativa, ma alla capacità di tirare fuori quello che hanno, le loro voci e riscoprire la loro bellezza. Perché loro diventano strumenti di bellezza». Cosimo Severo è il regista della Bottega degli Apocrifi di Manfredonia, la compagnia teatrale che per il decimo anno consecutivo ha organizzato un laboratorio teatrale e musicale gratuito dedicato ai ragazzi dagli 11 ai 19 anni.

Ma l’esperienza che propongono è qualcosa che va oltre i normali canoni delle attività laboratoriali. E’ diversa nei numeri e nell’azione. Il “Teatro Diffuso”, infatti, è un rito che coinvolge tutta la comunità, i suoi spazi, i suoi abitanti, i suoi ragazzi. «I laboratori possono coinvolgere gruppi da 80 a 120 giovani. Insieme diventano un corpo multiforme, fatto di tante persone, tante voci. I ragazzi di una comunità si fanno coro, si guidano gli uni con gli altri. La costruzione del coro è il motore che genera sguardi e attenzione» dice Severo. Gli stessi sguardi e le stesse attenzioni che gli adulti di oggi spesso non riescono più a dare. Per questo, diventa essenziale la figura dell’educatore, della guida, di chi è in grado di «ascoltare quello che sono, di guardare nel loro modo di essere».

I primi incontri sono iniziati lo scorso mese di maggio e proseguiranno fino alla fine di luglio animando lo spazio esterno del Teatro Comunale “Lucio Dalla”, ormai ribattezzo come la nuova piazza di comunità. Del resto, è tutta una comunità che entra in gioco, che al termine del percorso sarà coinvolta a cantare e a ballare.

Gli eventi conclusivi, quindi, saranno un vero e proprio teatro di comunità: «Non sappiamo ancora se lo spettacolo finale lo faremo come lo scorso anno all’Abbazia di San Leonardo o a Manfredonia, quello che è certo è che la città diventa teatro e si ritrova assieme per raccontare l’umana ricerca di senso, in un territorio ancora vittima di una profonda crisi culturale, sociale e, di conseguenza, economica». E visti i tempi in cui viviamo, quest’anno il laboratorio che sta portando alla creazione collettiva è incentrato sulla "Pace" di Aristofane. «E’ un testo classico le cui parole sul significato della pace valgono ancora oggi, che può aiutare a scuotere la forza dionisiaca degli adolescenti. Scoprono questo testo un po’ per volta, per poi rimetterlo in mezzo e i personaggi diventano vivi in ciascuno dei ragazzi».

Il “Teatro Diffuso” è realizzato attraverso il progetto “Crescincultura”, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Tante le azioni previste, tra cui il laboratorio di comunità proposto dalla Bottega degli Apocrifi. «E’ importante per noi che il laboratorio possa essere gratuito, perché arriva chiunque abbia il desiderio iniziale di mettersi in gioco e poi quel fuocherello va alimentato» conclude Severo. «Che sia d’estate o in inverno poco importa, è di grande utilità poterlo fare in un territorio come il nostro in cui mancano fondazioni che possano sostenere interventi inclusivi di questo tipo o gli enti pubblici hanno poche risorse».

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