Famiglia
Il Tar azzera giunta di soli uomini
Storica sentenza dei giudici leccesi, la Provincia di Taranto ha 30 giorni per adeguarsi
Esecutivo troppo poco rosa, anzi proprio per niente. Dunque, da rifare. Così il Tar di Lecce ha dichiarato illegittima la giunta provinciale di centrosinistra di Taranto, composta da dieci assessori, tutti uomini. Accogliendo il ricorso del comitato “Taranto Futura” i giudici amministrativi hanno dato trenta giorni di tempo al presidente della Provincia, Gianni Florido, per adeguarsi. La previsione dell’art. 48 dello statuto della Provincia di Taranto ha natura «precettiva e non programmatica» e di conseguenza, si legge nella sentenza, «deve essere assicurata la presenza in giunta di assessori di entrambi i sessi».
La sentenza del Tar di lecce ha provocato un vero terremoto nelle istituzioni e non solo. La punta di un iceberg di una situazione nazionale altrettanto poco “rosea”: solo un sindaco su dieci e meno di un amministratore su cinque è donna. Nei 12 comuni con più di 250mila abitanti, quelli guidati da donne sono tre: Milano, Napoli e Genova. Giunte 100% al maschile anche per Ascoli Piceno e Lombardia. Isola felice in questo panorama non esattamente female-friendly, il comune di Santagata Bolognese: assesori e sindaco sono tutte donne, l’anti-Taranto per eccellenza. Ma il suo sindaco Daniela Occhiali ad essere definita femminista non ci sta perchè, spiega, «la giunta rosa è un caso. Le pari opportunità non devono essere imposte da nessuna legge, ma devono diventare una pratica».
Vita ha sentito, a proposito di donne in politica e non solo, Lorella Zanardo, consulente aziendale che da anni si occupa di femminile, e autrice di Il corpo delle donne, un documentario che denuncia la rappresentazione del femminile nella televisione italiana.
La sentenza del Tar pugliese servirà almeno a smuovere le acque?
Questa è una decisione storica che potrebbe fare da spartiacque. Era ora di applicare leggi che oltretutto già esistono. Probabilmente i giudici hanno assorbito anche quello che è il dibattito in corso in questi mesi. Basta che non sia una moda e che fra un mese non ripiombiamo nel solito silenzio.
E le quote rosa, servono davvero?
Sì, se sono l’inizio di un cambiamento più ampio. Le quote rosa sono un passaggio essenziale, servono, come è successo per altri Paesi, ad aprire le dighe. Dopodichè si può tornare indietro, senza quote. Da noi per il momento fanno un gran bene, servono e subito. Non c’è più tempo.
Perchè è così risicata la presenza femminile nei ruoli dirigenziali in Italia, e non solo in politica?
Tempi e metodi dell’organizzazione del lavoro sono ancora al maschile. I job description, ad esempio, sono costruiti su caratteristiche tipiche del maschile, dimenticando di menzionare le caratteristiche del femminile. Per dirne una, le donne sono particolarmente capaci nelle relazioni, ma se questa qualità non è inserita in un mansionario, non verrà né richiesta né retribuita. È importante che le aziende cominciano ad inserire nei loro mansionari caratteristiche tipiche del femminile, così che le aziende avranno bisogno di assumere più donne.
Intanto le italiane hanno smesso di fare figli.
Questo è gravissimo. Il nostro Paese si deve adeguare agli standard europei con una vera tutela della maternità. Bisogna creare orari flessibili, ad esempio, ormai è dimostrato che non tolgono nulla all’efficienza del lavoro. Più donne in azienda e in politica, contribuiscono ad una società più bilanciata.
Donne compiacenti o che stanno reagendo?
Anche se può sembrare che da parte delle donne ci sia un sostanziale silenzio, in Rete c’è un gran movimento. C’è anche da dire che le donne italiane sono assoggettate da venticinque anni di tv commerciale, ci vuole un po’ di pazienza perchè si torni a pensare e a reagire.
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