Salute

Il tappeto rosso per chi entra al Bambin Gesù

Un’esperienza d’eccellenza nell’ospedale di roma. Per le 86 associazioni attive è stata cerata una cabina di regia. E ad accogliere ogni paziente che entra c’è un angelo azzurro e uno rosa...

di Sara De Carli

All’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma operano ben 86 associazioni e per coordinare al meglio il loro intervento hanno creato una cabina di regia, affidata alla dottoressa Lucia Celesti, responsabile Accoglienza e Servizi per la Famiglia: qui si lavora davvero in un’ottica di sistema. È un caso unico in Italia, che a maggio ha vinto il prestigioso concorso internazionale indetto dal Child Life Council. «Il nostro è un vero lavoro di squadra, con una front line e dodici servizi specifici», racconta Celesti. Chi entra al Bambin Gesù ad esempio è affidato a un angelo azzurro (un operatore) e un angelo rosa (un volontario), che per l’intera durata del ricovero accompagna il paziente e la sua famiglia: «Crediamo che accogliere bene sia già curare. Diciamo ai genitori “Voi pensate a vostro figlio, di tutto il resto ci occupiamo noi”», dice Celesti.

I pazienti spesso vengono da lontano, da fuori regione ma spesso anche da altri Paesi: Russia, Libia, Cambogia. Quando arrivano a Roma, all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, le famiglie con più difficoltà trovano ad accoglierle un “Tappeto Rosso”. Non si tratta di una “corsia preferenziale” ma di un’accoglienza a tutto tondo, per cui prima della partenza l’ospedale si informa sui bisogni del paziente e della sua famiglia e si organizza per dare tutte le risposte. Può essere un alloggio gratuito (100mila notti offerte solo nel 2012), una assistenza sociale («in dieci anni il numero di famiglie che usufruiscono del nostro sevizio sociale è decuplicato», dice Lucia Celesti, responsabile accoglienza e servizi per la famiglia, «i bambini restano ricoverati per mesi, uno dei genitori spesso si trasferisce e perde il lavoro»), un contributo economico per le famiglie più bisognose o un luogo dove allattare il figlio più piccolo, il parrucchiere gratis o qualcuno che faccia la spesa al posto tuo, in un sistema tanto più efficace quanto più sinergico, in cui l’ospedale non si limita ad accogliere le associazioni di volontari e genitori, ma collabora con esse.

«Accogliamo queste famiglie in due, un operatore e un volontario, che ormai per tutti sono l’angelo azzurro e l’angelo rosa», spiega Livia Sacchi Lodispoto, presidente dell’associazione Volontari Ospedale Bambino Gesù, 44 anni di storia, 120 soci e una presenza garantita tutti i giorni dalle dalle 8,30 alle 18. Dopo oltre vent’anni di volontariato qui dentro, lei non ha dubbi: «Il nostro compito è portare la vita normale dentro l’ospedale, una rivista di musica o di gossip possono fare la differenza. E quando un bambino inizia a fare capricci, vuol dire che è guarito».

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