Morte. Il caso Marrazzo è diventato un giallo tipico della storia italiana. Nato, non a caso, in via Gradoli 96, dopo l’arresto di quattro carabinieri e le dimissioni di un governatore di Regione, conta ora un morto: il transessuale Brenda, vero nome Wendel Mendes Paes. In realtà un altro morto sospetto c’è dal 12 settembre, quando morì per overdose lo spacciatore (e forse sfruttatore) dei viados della Cassia, Gianguerino Cafasso che, nonostante il nome piemontese, veniva dal Sud Italia. Cafasso fu il primo, nel luglio scorso, a mostrare a due croniste di Libero il filmato in cui si vedeva Marrazzo con Natali. Brenda fu la prima a parlare di un secondo video e di altre serate allegre di Marrazzo, che in un primo tempo aveva però negato, anche di conoscere Brenda o Blenda che fosse. Il transessuale, morto per asfissia, è stato trovato nel suo monolocale di via Due Ponti, venerdì 27 novembre. Il suo più caro amico, detto China, non crede affatto al suicidio. La Procura di Roma indaga per omicidio volontario ma ci sono sostenitori classici dei Pm, come Antonio Di Pietro, che non credono all’ipotesi formulata in questo caso. Perché? I misteri sono tanti in Italia. Per noi il primo e più grande interrogativo resta sul perché un giornalista maturo, e poi politico affermato, come Marrazzo sia andato proprio in via Gradoli 96.
Lungo. Luciano Moggi, Roberto Bettega e Antonio Giraudo sono stati assolti in sede penale dall’accusa di falso in bilancio nella gestione della Juventus: non avevano sfruttato illecitamente le plusvalenze nella compravendita dei giocatori, come aveva sostenuto l’accusa. Uno dei pilastri della propaganda anti juventina degli ultimi cinque anni, il cosiddetto doping amministrativo, cade adesso fragorosamente. Ormai la giustizia sportiva e la società Juventus hanno preso le loro decisioni, la squadra è stata retrocessa in serie B, le sono stati tolti punti e scudetti?
Pausa. Il ministro per l’Attuazione del programma di governo, Gianfranco Rotondi, ha invitato a non fermarsi per la pausa pranzo. La sua proposta ha scatenato le ire dei sindacati e l’ironia delle opposizioni. Serve o non serve fermarsi per nutrirsi? Nei Paesi nordici, ma anche negli Usa, la pausa non è quasi prevista e spesso si mangia in ufficio (fornito spesso di angoli cottura con frigo e microonde) ma la maggioranza va a casa alle 17-18. A Roma, con l’eccezione dei ministeri e dei tribunali, si tende a fare una pausa sostanziosa fra le 14 e le 15, ma poi l’orario si prolunga in serata? Checché ne dicano i maligni. Sfugge il perché della proposta di Rotondi. Pensi piuttosto a far attuare il programma di Brunetta?
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