Mondo

il Sudan, preludio a nuove strategie statunitensi?

Sorprende (ma non più di tanto) il via libera concessa alla risoluzione che favorisce la Cpi per processare sui crimini in Darfur

di Joshua Massarenti

Gli Stati Uniti hanno consentito al Consiglio di sicurezza dell’Onu di “consegnare” i presunti autori dei crimini di guerra perpetrati in Darfur, nel Sudan occidenale, alla Corte penale internawionale (Cpi) dell’Aia, una giurisdizione alla quale l’amministrazione è stata finora molto ostile.

Al Palazzo di Vetro, gli Usa si sono limitati ad astenersi dal voto, senza ricorrere al suo diritto di veto, dopo aver ricevuto la garanzia che i cittadini statunitensi coinvolti nelle missioni Onu in Sudan non verrano mai messi sotto accusa dalla Cpi così come da qualsiasi altro tribunale internazionale. Il testo della risulozione adottata oggi dal Consiglio di sicurezza si basa su un progetto britannico il quale è stato adottato con unidici voti a favore e quattro astenzioni.

La risoluzione consente alla Cpi di perseguire i responsabili di omicidii, stupri o razzie che stanno devastando il Darfur dove da oltre due anni sono morte tra 180mila e 300mila persone in seguito agli scontri che oppongono da un lato i ribelli del Darfur e il regime e le milizie Jajaweed dall’altro.

E’ la prima volta nella sua storia che il Consiglio di sicurezza attribuisce un dossier alla Cpi, messa in piedi per giudicare gli autori di genocidii, crimini di guerra, crimini contro l’umanità e altri gravi violazioni contro i diritti umani. Francia e Gran Bretagna hanno parlato di una “deciisone storica”.

Per Richard Dicker, di Human Rights Watch, l’adozione di questo testo segna una “tappa storica” che “offre una vera protezione al popolo del Darfur legittiminando nel contempo il ruolo della Cpi”. Ciò nonostante, Dicker non ha esitato a denunciare il compromesso ottenuto dagli Stati Uniti: “Hanno sfruttato il popolo del Darfur per ottenre ciò che ai nostri occhi é inaccettabile: svincolarsi dalla Cpi e dall’autorità dei tribunali nawionali a tradurre in giustizia le persone in base al loro proprio diritto”.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.