Sostenibilità

Il Sudafrica contro corrente

Il governo sudafricano approva un piano per costruire sei centrali nucleari entro il 2030

di Joshua Massarenti

Contro tutto e contro tutti, ma nella discrezione più assoluta. Mentre le centrali nucleari di Fukushimana davano i primi segni di cedimento gettando il mondo nel panico, il 16 marzo scorso il ministro dell’Energia del Sudafrica, Duphuo Peters ha approvato senza troppi patemi un nuovo piano energetico sudafricano.

Il piano “Integrate Resource Plan”

Il piano intitolato Integrate Resource Plan prevede la costruzione di sei impianti nucleari da qui al 2030 e una produzione, a termine di 9.600 megawatt.

Dal 2008 il Sudafrica è confrontato a ripetute crisi energetiche. Chi non ricorda gli allarmi lanciati alla vigilia dei Mondiali di calcio 2010 sui rischi di interruzione dell’elettricità durante le partite della Coppa del mondo.

Se gli organizzatori sono riusciti a evitare il peggio, non così si può dire per gli abitanti delle grandi città sudafricane che, al pari dell’industria estrattiva, sono in mancanza perenne di corrente elettrica. Oggi in Sudafrica il 90% dell’energia è prodotta dal carbone.

Per ridimensionare il suo peso, il nuovo piano energetico aumenterà la produzione di energia nucleare da 6 a 14%. Una scelta che contrasta con le dichiarazioni rilasciate dal ministro Peters ventiquattro ore prima dell’approvazione del piano, il quale aveva espresso “la sua profonda preoccupazione per quanto sta accadendo in Giappone”, al punto da voler dimostrare “grande cautela sulla costruzione di nuove centrali”.

Solidi alleati

Per ora il governo sudafricano può contare su tre solidi alleati: l’opposizione interna e i media, del tutto assenti il 17 marzo scorso quando un pugno di attivisti dell’ong Earth Life Africa si sono riuniti a Johannesburg davanti alla sede di Eskom, il fornitore nazionale di elettricità, per esprimere il loro malcontento. E la Francia di Nicolas Sarkozy, che tre settimane fa ha accolto in pompa magna il suo omologo sudafricano Jacob Zuma nel quadro di una visita di Stato durante la quale la compagnia elettrica francese EDF, il costruttore Bouygues e il leader mondiale del nucleare Areva hanno proposto al Sudafrica dei reattori di terza generazione /EPR) per un valore stimato a 30,4 miliardi di euro.

Di fronte alla concorrenza cinese e sudcoreana, che propongono centrali meno costose, l’ambasciata francese di Pretoria fa sapere che “la catastrofe di Fukuyama dimostra la necessità di non risparmiare a scapito della sicurezza. Per Areva, che ha costruito reattori molto sicuri, è un valore aggiunto”.

Radiazione? Che cos’è?

Mentre mancano poche settimane alle elezioni locali sudafricane previste il 18 maggio, spicca nella campagna elettorale l’assenza di qualsiasi dibattito sul nucleare. Per i responsabili dell’Ong Earth Life Africa “nessuno in Sudafrica sa misurare i pericoli che rappresenta una centrale nucleare. Se vivessimo in una democrazia, il governo fornirebbe delle spiegazioni ai suoi cittadini, ma non lo fa. E quando lo fa, diffonde le informazioni su internet. Ora non tutti hanno il computer in questo paese”.

Di sicuro non ce l’hanno i milioni di residenti sudafricani che vivono nelle township. “Chiedete alla gente cosa significa la parola ‘radiazione’” scrive il sito Slateafrique.com, “le persone vi guarderanno con gli occhi fuori dalle orbite”.

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