Politica

Il sud si gioca gli asili

fondi ue I ritardi del Sud mettono a rischio centinaia di milioni per i nuovi nidi

di Redazione

P er conoscere il verdetto bisognerà attendere ancora dieci mesi: la verifica intermedia è fissata infatti per il prossimo 30 novembre. Non è necessario, tuttavia, essere maghi o profeti per immaginare come andrà a finire. Le Regioni del Mezzogiorno raccoglieranno solo una minima parte dei finanziamenti dello Stato con le risorse del Fas, il Fondo per le aree sottoutilizzate, per il potenziamento dell’offerta di asili nido, le briciole di una torta di ben 376 milioni di euro.
Per l’esattezza, 188 milioni per ognuno dei due obiettivi individuati dal Quadro di sostegno comunitario 2007-2013: l’incremento del numero di Comuni con servizi per l’infanzia (asili nido, micronidi, servizi integrativi e innovativi) e dei minori di tre anni che frequentano i nidi. Le somme, è bene precisarlo, non saranno assegnate a fondo perduto, ma solo se i singoli territori avranno raggiunto i due traguardi.
Si tratta del cosiddetto meccanismo della premialità. Il bonus sarà assegnato in due tranche (2009 e 2013) calcolando la percentuale della distanza colmata fra gli indicatori base e quelli d’arrivo, cioè misurando l’incremento sia del numero di Comuni dotati di nidi (il target è il 35%) che la quota di bambini iscritti (12%). Il primo premio sarà assegnato alla fine di quest’anno sulla base dei risultati conseguiti al termine del 2008. E qui casca l’asino: il punto è che non poche regioni del Mezzogiorno, anche per il ritardo nell’assegnazione dei fondi Fas, hanno predisposto i bandi per la costruzione degli asili solo negli ultimi mesi del 2008, o lo stanno facendo in queste settimane.
Se si considerano dunque i tempi burocratici per la valutazione dei progetti comunali, l’assegnazione dei fondi e soprattutto la realizzazione delle opere (in media un anno e mezzo), c’è il rischio di ritrovarsi alla scadenza della valutazione intermedia con un bel po’ di cantieri aperti e pochi bambini in più a sgambettare nei nidi. Pochi risultati concreti e, dunque, percentuali ridotte di premialità nonostante gli sforzi messi in campo dalla maggior parte dei territori.
«L’ideale sarebbe stato fissare la data della prima verifica al 2010», afferma Luca Galassi , dirigente della Regione Sardegna. Un’opinione condivisa anche dai responsabili di altri assessorati meridionali. «Sarebbe stato più opportuno calibrare gli indicatori in modo differenziato a seconda delle caratteristiche regionali. La Sicilia, per esempio, è più vicina all’obiettivo dei Comuni», sottolinea inoltre Davide D’Elia , funzionario dell’assessorato alla Famiglia. Sulla stessa linea d’onda Lucia Viti , dirigente del Servizio Promozione e tutela sociale del Molise. «Per noi è difficile centrare il target del 35% di Comuni che abbiano un nido», osserva, «perché la nostra regione conta molti piccoli centri in cui nascono pochi bambini. Non ha senso edificare asili: meglio potenziare le sezioni primavera delle materne».
Per il Dipartimento per le politiche di sviluppo (Dps), la struttura del ministero dello Sviluppo economico che sovrintende al conseguimento degli obiettivi, la premialità intermedia rappresenta invece solo un’anticipazione del premio finale del 2013. Gratificazione che nessuno toglierà alle Regioni. «La scadenza del 2009 non è rinegoziabile, né le Regioni hanno presentato un’istanza in tal senso al Gruppo tecnico di accompagnamento», dichiara Simona De Luca , del Dps. Ci sono, tuttavia, tre buoni motivi per assegnare il bonus prima del 2013: primo, le risorse del Piano nidi nazionale del governo Prodi sono insufficienti a colmare il ritardo del Sud rispetto agli obiettivi di Lisbona (33% di piccoli al nido). Dunque servono quanto prima i soldi della premialità. Secondo, le stesse risorse potrebbero essere utilizzate per incentivare la frequenza dei nidi. «Temiamo di ritrovarci con molti asili senza poter sopportare i costi di gestione. Il sistema rischia l’implosione se non si pensa subito al sostegno della domanda delle famiglie», chiosa Antonella Bisceglie , dirigente dei Servizi sociali della Puglia. Terzo, i criteri del bonus premiano soprattutto l’impegno delle Regioni in fase di avvio. Cioè le nostre.

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