Formazione
Il Sud ha bisogno di una nuova narrazione. A partire dal Terzo settore
Un incontro promosso da Fqts (Formazione Quadri Terzo Settore) a Palermo è stata l'occasione per mettere a fuoco alcune delle principali sfide del sociale del Mezzogiorno. La portavoce del Forum, Vanessa Pallucchi: «Non si tratta di ignorare le problematiche, ma di evidenziare i punti di forza che il Sud può offrire»
L’ultimo rapporto Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel mezzogiorno) racconta di un Sud in leggera crescita. Ma basta soffermarsi sull’interpretazione dei dati, per capire che questa crescita non è duratura e strutturale, si basa invece su misure straordinarie, come i fondi del Pnrr. Una crescita temporanea, dunque, e che, in assenza di un piano strategico, rischia inevitabilmente di arrestarsi.
In questo contesto, anche per il Terzo settore, diventa fondamentale riflettere su temi legati allo sviluppo delle comunità del Sud Italia e alla necessità di valorizzare idee e competenze. Il tema è stato al centro di un incontro che si è tenuto a dicembre a Palermo, organizzato da Fqts (Formazione Quadri Terzo Settore), il progetto di formazione per i dirigenti delle organizzazioni del Terzo settore italiano, con particolare attenzione alle regioni del Sud, promosso da Forum del Terzo Settore e CSVnet, e realizzato con il sostegno di Fondazione Con il Sud.
L’incontro ha visto la partecipazione di decine di rappresentanti delle organizzazioni del Terzo settore del Meridione.
La sfida demografica del Sud Italia e il ruolo cruciale del Terzo settore
Nel corso della tavola rotonda, moderata dalla giornalista di VITA, Anna Spena, sono stati analizzati alcuni dati di Svimez che delineano uno scenario preoccupante per le regioni meridionali. Secondo le proiezioni, le regioni del Sud per rinascere hanno bisogno dei giovani, eppure, entro il 2050, l’Italia perderà 4,5 milioni di abitanti e 3,6 milioni nelle regioni meridionali. In particolare, spicca l’elevato numero di giovani laureati meridionali che si trasferiscono al Centro-Nord per studiare e lavorare, con un tasso di uscita che nelle regioni come la Basilicata, il Molise e la Calabria supera il 70%. Un fenomeno che solleva interrogativi sul futuro delle comunità del Sud.
Di fronte a questo quadro, Stefano Consiglio, presidente di Fondazione Con il Sud, ha offerto una prospettiva più ottimistica, pur riconoscendo le difficoltà.
«Il contesto che ci troviamo a fronteggiare è certamente complesso, ma non privo di soluzioni. È fondamentale lavorare su diversi fronti. In primis, incentivando il recupero della natalità e, al contempo, favorendo l’accoglienza di nuove persone che arrivano da altri territori, un tema particolarmente attuale in Italia. È legittimo che i nostri giovani cerchino esperienze altrove, ma occorre anche considerare che molte di queste esperienze presentano difficoltà, come il costo della vita elevato e il mercato immobiliare “folle”. Inoltre, il mercato del lavoro sta cambiando anche nel Sud, e alcune imprese locali sono in cerca di forza lavoro qualificata e le nuove tecnologie oggi offrono opportunità per vivere e lavorare in più luoghi», ha dichiarato Consiglio, che ha suggerito che le statistiche di Svimez, sebbene significative, non debbano essere considerate come deterministiche, ma come indicatori di un trend che potrebbe evolversi. A questo proposito, ha invitato i dirigenti del Terzo settore a favorire l’ingresso dei giovani nelle decisioni strategiche, dando loro maggiore spazio e responsabilità, al fine di stimolare la partecipazione delle nuove generazioni alle sfide del presente.
Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum del Terzo Settore, ha sottolineato l’importanza di cambiare la narrazione sul Sud, un’area spesso percepita negativamente. «Non si tratta di ignorare le problematiche, ma di evidenziare i punti di forza che il Sud può offrire. La nostra forza risiede nel capitale umano, che deve imparare a credere in sé stesso e a raccontare le proprie potenzialità. Se lo Stato e le imprese sono meno presenti nelle regioni meridionali, il Terzo settore ha una responsabilità maggiore nel promuovere la crescita e l’innovazione. L’obiettivo di Fqts è proprio quello di rafforzare il Terzo settore e di prepararlo a rispondere alle sfide contemporanee con maggiore capacità», ha argomentato Pallucchi.
La portavoce ha anche sottolineato la necessità di affrontare il disagio giovanile, un fenomeno che colpisce molte regioni del Sud: «Il Terzo settore deve diventare un incubatore di socializzazione e opportunità, dove i giovani possano esplorare i propri talenti e svilupparli attraverso un percorso di formazione continua».
Chiara Tommasini, presidente di CSVnet, ha evidenziato l’importanza della collaborazione tra le organizzazioni del Terzo settore e l’implementazione di strumenti utili per la crescita del settore. «I Centri di Servizio per il Volontariato svolgono un ruolo fondamentale nel favorire la sinergia tra le diverse realtà. Inoltre, la digitalizzazione offre nuove opportunità: piattaforme come gluo.org, ad esempio, mettono a disposizione risorse digitali che contribuiscono alla formazione e all’aggiornamento continuo degli operatori del volontariato», ha spiegato Tommasini.
Rendere sostenibili le iniziative
A chiusura dei lavori, è emerso il consenso sul fatto che Fqts, nel corso dei suoi 16 anni di attività, abbia svolto un ruolo cruciale nel rafforzare il Terzo settore nel Sud Italia, migliorando le competenze degli operatori e aumentando la consapevolezza riguardo alle sfide sociali e politiche. Ora il passo successivo potrebbe essere quello di mettere online le attività di formazione che si sono svolte finora, per garantire un accesso più ampio alle risorse, nonché ampliare la platea degli interessati.
Infine è stata salutato con entusiasmo da parte di tutti i presenti il passaggio di testimone da Trento a Palermo, che è entrata ufficialmente nell’anno di Capitale Italiana del Volontariato 2025.
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