Politica
Il Sud dimenticato dalla politica
Di Mezzogiorno in campagna elettorale si parla poco o nulla. Ma quali idee hanno i candidati? Quali progetti per creare le condizioni per invertire la rotta? Una analisi dei programmi
Le elezioni del 4 marzo – dicono gli esperti – si decideranno al Sud. Ma quanto si parla di Sud in campagna elettorale? Poco, se non nulla. Quali idee hanno i candidati? Quali progetti per creare le condizioni per invertire la rotta, superare quella senzazione di abbandono che tante regioni vivono e far sì che lo sviluppo del Sud sia parte integrante dello sviluppo e della crescita e del futuro del Paese?
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Nel programma c’è un capitolo dedicato al “Mezzogiorno”, in cui si afferma che «la questione meridionale resta ancora, a distanza di un secolo e mezzo dall’unità d’Italia, il nodo principale dell’economia nazionale». La «estrema rarefazione del tessuto produttivo» ha come conseguenza il fatto che «i posti di lavoro esistenti sono del tutto insufficienti, il tasso di disoccupazione elevatissimo, la tendenza ad emigrare strutturale». Qui l’analisi, insieme al giudizio che «le politiche dirette a sostenere la domanda, che hanno caratterizzato l’attuale legislatura, presentano un effetto limitato nel mezzogiorno». La proposta? «La crescita dell’economia meridionale richiede un programma straordinario di investimenti diretto ad allargare il tessuto di imprese. Sono necessari investimenti sulle infrastrutture fisiche e immateriali (a partire da quelle finalizzate a facilitare la movimentazione e la spedizione delle merci prodotte in loco) e una politica di credito agevolato. In alcune aree strategiche può essere utile la creazione di “zone economiche speciali” con un regime fiscale e amministrativo semplificato. […] Vanno confermati gli strumenti di sostegno, dagli incentivi per l’autoimprenditorialità ai contratti di sviluppo per l’attrazione di investimenti».
MoVimento 5 Stelle
Non c’è il Sud nei 20 punti del programma depositato dal MoVimento 5 Stelle
Partito Democratico
Non ha un capitolo specifico dedicato. Là dove si parla di scuola si dice che «renderemo strutturale il fondo di contrasto alla povertà educativa e istituiremo "aree di priorità educativa" nelle aree marginali con i più alti tassi di abbandono e di povertà, dove invieremo un “esercito di maestre e di maestri”» e che «anche nel Mezzogiorno la scuola deve essere messa nelle condizioni di diventare motore di sviluppo e inclusione. Ci impegniamo a portare l’offerta di tempo pieno nelle scuole elementari del Sud ai livelli medi del Centro-Nord». Si afferma che «rimane elevata la necessità di accompagnare soprattutto le piccole e medie imprese nel percorso di internazionalizzazione e rendere allo stesso tempo più accogliente e funzionale la nostra industria del turismo, anche attraverso l‘estensione del credito di imposta alle ristrutturazioni e ai nuovi investimenti, specie quelli inseriti nei vari progetti legati al Mezzogiorno e ai patti per il Sud».
Coalizione di centro-destra
Nei tre programmi depositati da Forza Italia, Fratelli D’italia e Lega si parla nello identico modo di un «piano per il sud: sviluppo infrastrutturale e industriale del mezzogiorno, uso più efficiente dei fondi europei con l’obiettivo di azzerare il gap infrastrutturale e di crescita con il resto del Paese».
Civica Popolare Lorenzin
Nel programma c'è un paragrafo dedicato al Sud, il VI. «L’immagine di un Meridione depresso, senza una sua identità economica, industriale, imprenditoriale, è falsa. Il Mezzogiorno ha risorse imprenditoriali, professionali e culturali rilevantissime. Se non si comprende questo non si potrà mai avere la capacità di costruire il futuro utilizzando come leva il presente. Lo sviluppo del Sud non è solo la tradizionale “questione meridionale", è una questione nazionale». Le proposte sono articolate su tre aree: turismo e cultura, industria e manifatturiero, portualità e logistica. Per il turismo si pensa a un «piano per lo sviluppo turistico per il Sud» che sposti gli investimenti pubblici sullo sviluppo di una molteplicità di prodotti turistici, per contrastare la monotematicità dell’offerta e l’eccesso di stagionalità, incentrato al contrario «sull’ampliamento della stagionalità orizzontale, quindi estate e inverno, e verticale, giorno e notte, con tutte le interconnessioni possibili tra mare ed entroterra, tra turismo e cultura, tra enogastronomia e paesaggio»; «iniziative per distretti turistici a burocrazia zero; «valorizzazione del Piano Strategico per il Turismo presentato dal governo per il 2017/2022». Sul fronte industria, “Industria 4.0” al Sud «andrebbe reso strutturale per almeno 10 anni, per superare il gap quantitativo (quantità e dimensione delle imprese) con il Nord. Si pensa infine di «ricostruire la filiera dell'economia del mare, come grande opportunità competitiva per il Mezzogiorno e per l’intero Paese nel Mediterraneo, dove transita ogni anno il 19% di tutto il traffico marittimo mondiale replicando inizia tive passate quali Marebonus e Ferrobonus».
Liberi e Uguali
La parola Sud compare solo una volta, nel paragrafo “Con la cultura si vive”. Dove si ragiona di musei, biblioteche, patrimonio artistico e archeologico, si parla di «un percorso di valorizzazione che si estenda alle periferie – anche grazie ad esperienze di cittadinanza attiva ed autorganizzata alle zone degradate e alle aree interne del nostro Paese anche per nutrire un turismo di qualità che soprattutto nel Sud Italia può rappresentare una formidabile risorsa di sviluppo sostenibile capace di iniziare a colmare il gap con il resto del Paese».
10 volte meglio
Il nono paragrafo, dei dieci del programma, è dedicato al “Piano del Sud”, definito come «l’area con il più alto potenziale di crescita» del Paese. Sono tre le linee di intervento proposte «per rendere anche il Sud dieci volte meglio»: «creare le condizioni per cui il tessuto imprenditoriale del Mezzogiorno possa crescere in modo sostenibile e creare nuovi posti di lavoro stabili»; «creare infrastrutture e servizi di qualità, per restituire a cittadini e imprese un territorio pieno di occasioni di crescita che contribuiscano a riaccendere la speranza»; «creare gli strumenti che consentano di rendere la gestione della Pubblica amministrazione, della giustizia e della sicurezza più snella e trasparente e più vicina alle persone e all’economia, in un ambito di crescente legalità». «Sono oltre 100 i progetti che abbiamo già identificato», dalla formazione alla digitalizzazione dei servizi, il tutto «senza aggiungere capitoli di spesa ma utilizzando in modo efficace le risorse già stanziate, ben 93 miliardi di euro di fondi italiani ed europei per il Mezzogiorno, fino al 2020».
FOTO DI © DARIO PICARDI/SINTESI MOUNT VESUVIUS
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