Sostenibilità

Il successo dei comitati, cerniere sul territorio

Erano nati per ristabilire fiducia tra banca e attori locali. Sono diventati tavoli capaci di elaborare progetti. Con la società civile in prima fila

di Redazione

Sono nati con uno scopo risarcitorio. Oggi si trovano ad essere andati molto più in là di quell?obiettivo. I Comitati locali di UniCredit rappresentano un fenomeno inedito non solo nel panorama bancario. Erano stati pensati per ristabilire fiducia nel rapporto con i territori, dopo che i processi di concentrazione avevano rinominato le banche locali. «Le nostre ex banche federate», spiega Edoardo Massaglia, responsabile Corporate identity Unicredit, «avevano un retaggio storico che faceva di ciascun territorio un proprio esclusivo ambito di riferimento. La crescita di UniCredit come operatore internazionale invece rischiava di fare prendere le distanze da questo tessuto di economia locale. Di qui l?idea dei Comitati».
Un?idea semplice: mettere attorno a un tavolo soggetti protagonisti del territorio, ma non in funzione di rappresentanza degli interessi specifici. Industriali, artigiani, docenti universitari, protagonisti della società civile messi intorno a un tavolo hanno confrontato le rispettive visioni sulle esigenze dei territori. Il loro compito doveva essere quello di sensori dei problemi. In realtà sono andati oltre e quasi ovunque hanno lanciato progetti, spesso innovativi, sfruttando le risorse di analisi della banca.
«Il punto che si è rivelato vincente è stato quello di non chiamare le persone in rappresentanza delle loro categorie. In questo modo ciascuno si è sentito libero di portare la propria esperienza. E i Comitati si sono trasformati in un qualcosa che non c?era: cerniera tra realtà, unico tavolo trasversale sul territorio», spiega Massaglia. Le sedi degli incontri sono spesso scelte come opportunità per approfondire la conoscenza delle realtà del territorio: Massaglia racconta la sorpresa dei membri dei Comitati invitati da Ernesto Olivero (che fa parte del Comitato torinese) nella sede del Sermig: una realtà di cui si era sempre sentito parlare veniva per la prima volta toccata con mano.
Il mondo della solidarietà e della società civile gioca un ruolo chiave nelle dinamiche dei Comitati. Le presenza sono autorevoli: si va da monsignor Di Tora, direttore della Caritas romana, a Marco Lucchini, direttore generale del Banco Alimentare; da Johnny Dotti, presidente di Cgm a Luigino Vallot, presidente del Csv valdostano. E i progetti? «Spesso sono trasversali», risponde Massaglia. «Turismo e infrastrutture sono due emergenze sollevate da più Comitati. Ma vorrei segnalare anche il progetto di integrazione degli immigrati elaborato dal Comitato di Modena e quello sul riutilizzo dell?area Mirafiori messo a punto a Torino. La funzione dei Comitati è quello di anticipare i problemi per avere maggior respiro nell?affrontarli».
Prossimo obiettivo è quello di aprire il fronte Sud. A settembre verrà varato un gruppo di lavoro a Napoli, per mettere a punto alcune linee complessive. «Poi, come sempre abbiamo fatto, ci caleremo nella specificità dei territori, aprendo Comitati locali», assicura Massaglia.

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