«Quando tutto cade, quando tutto sfugge di mano, resta la cultura». La frase, pronunciata dallo scrittore haitiano Dany Laferrière all’indomani del sisma che il 12 gennaio 2010 ha raso al suolo il Paese caraibico, rivela oggi la sua forza profetica. Quando, a 18 mesi dal disastro, le condizioni dell’isola (e della sua popolazione) restano preoccupanti e, finita l’epoca degli appelli umanitari, è proprio la cultura a tener viva l’attenzione del mondo su Haiti. Cultura che vuol dire soprattutto musica, come dimostra la scelta di MiTo Settembre Musica (la 18 giorni di concerti, eventi e incontri organizzati in parallelo a Milano e Torino, che tagliano trasversalmente tutto il mondo delle sette note) di scegliere proprio Haiti e le sue sonorità come Paese ospite della rassegna 2011.
Non semplici concerti, ma il tentativo di approfondire attraverso la musica e gli incontri con i musicisti la storia e la cultura dell’isola, una cultura di resistenza e di meticciato, frutto di un percorso doloroso fatto di colonialismo, migrazioni, accoglienza (decine di migliaia di schiavi sbarcati qui dall’Africa), e una storia recente di dittature e oppressione. Dolore che prende le forme allegre e nel contempo maliconiche del merengue, delle quadrille, del menuet. Gli appuntamenti con Haiti sono il 16-18 settembre, sia a Milano che a Torino (info sul programma su www.mitosettembremusica.it), gli ospiti esprimono il meglio della forza musicale haitiana, dai Ti-Coca che reintepretano i suoni del vudù ai Racine Mapou de Azor, la band più celebre dell’isola.
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