Gentile direttore generale del Miur, le scrivo in merito al decreto direttoriale n. 7, quello del 16 aprile, che porta la sua firma. Niente di personale, è solo che il clamore suscitato dalla decisione di riconvertire e utilizzare su posti di sostegno i docenti in esubero non mi ha lasciato di certo indifferente.
Da oltre vent’anni faccio l’insegnante di sostegno nella scuola media. A partire da un corso polivalente che ho frequentato a L’Aquila nel biennio 1988-90. Con lezioni in presenza, tutti i pomeriggi e con l’obbligo di frequenza, di ritorno da Roma dove facevo il supplente annuale di educazione fisica. Con laboratori e tirocinio diretto, con esami veri, con tesine di tirocinio indiretto e tesi finale sperimentale. Con docenti di corso preparati e competenti e colleghi appassionati che come me, a distanza di tanti anni, fanno ancora gli insegnanti di sostegno. Fui fortunato, allora, per due ragioni. Perché dopo il corso di specializzazione entrai subito in ruolo e perché quel corso risultò realmente efficace, almeno come formazione iniziale.
Sì, perché di formazione iniziale si tratta, solo di quella. Il resto è tutto da costruire, dopo. Ogni anno scolastico è diverso, ogni scuola è diversa, ogni classe è diversa, ogni alunno è profondamente diverso. La formazione iniziale è solo un punto di partenza. Il resto, tutto il resto, si costruisce giorno per giorno, con fatica, studio, passione, entusiasmo.
Non intendo discutere la serietà dei corsi di riconversione che, con il decreto da lei firmato, prepareranno dei docenti soprannumerari a svolgere il mestiere di insegnante di sostegno. Non intendo entrare nel merito del numero di ore, di crediti, di laboratori, di tirocini diretti o indiretti. Non intendo nemmeno ? e qui in verità faccio un po’ più di fatica ad astenermi ? commentare la decisione di far partire “l’operazione” con la massima urgenza e prevedere l’utilizzazione dei soprannumerari “riconvertiti” già dal primo settembre prossimo, dopo lo svolgimento di uno solo dei tre moduli previsti. L’unica cosa che mi preme dirle è che il mestiere di insegnante di sostegno si costruisce giorno per giorno e solo con una forte motivazione. Di chi, magari, da anni prende una nomina annuale e fa l’abbonamento del treno o prende una casa in affitto per andare a “insegnare sostegno” lontano da casa.
Anche se so già che ho poche speranze, la invito a ripensarci. A fermare “l’operazione”, a sospenderla, a rinviarla, a studiarla meglio.
Carlo Scataglini
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