Welfare

Il sorriso è l’arma migliore per parlare di legalità

Dal 10 al 15 marzo si terrà nell’isola il festival “Conta e cammina”, per sensibilizzare giovani e adulti sul tema della giustizia sociale. Filo rosso della rassegna il ricordo di Peppino Impastato, che combatté la mafia con l’arte e la creatività

di Redazione

Fuor di dubbio che la Sardegna, come tutte le altre regioni d’Italia –nessuna esclusa!- abbia un grande bisogno di riflettere, in maniera seria e approfondita, su come costruire una società di onesti, di persone perbene che hanno ben chiaro in mente il concetto di giustizia. Naturalmente la riflessione è molto più efficace se elaborata tutti insieme, possibilmente anche col sorriso sulle labbra. Ecco perché è molto bella l’idea del Festival della Legalità Conta e cammina, che si svolgerà nell’isola dal 10 al 15 marzo tra Macomer, Ghilarza e Bonorva. Antonella Simula della Cooperativa Sociale Progetto H –che ha ideato il progetto insieme al Centro Servizi Culturali di Macomer– ne parla con un entusiasmo più che giustificato: effettivamente stiamo parlando da un lato di un’iniziativa che  avrà un grande successo di partecipazione; dall’altro, soprattutto, di un progetto che ha le gambe lunghe, come tutte le cose buone e fatte col cuore.
Sarà una settimana molto intensa, non è possibile pertanto sintetizzare nello spazio di un articolo la quantità di eventi –tra dibattiti, tavole rotonde, mostre, spettacoli teatrali- spalmati tra mattine e pomeriggi nei tre comuni. Rimandiamo all’allegato a destra, con la locandina e tutti gli appuntamenti. Ce n’è davvero per tutti i gusti.  Il fil rouge che lega tutto il festival è la memoria di un personaggio straordinario, che ha lasciato un segno profondo nella cultura: Peppino Impastato. Poiché la finalità maggiore che si pongono gli organizzatori è convincere quante più persone possibile a uscire dalle proprie case e incontrarsi, concludiamo questa introduzione all’intervista con un verso di Gaber, che come i fratelli Impastato sognava un mondo migliore: “C’è solo la strada su cui puoi tornare, la strada è l’unica salvezza”. 
 
Come è nata l’idea del Festival?
«Tenendo conto dell’impegno che la nostra Cooperativa porta avanti da molti anni sui temi legati all’inclusione sociale, abbiamo capito che non potevamo prescindere dall’organizzare con gli studenti di tutte le scuole un percorso sulla legalità. Inoltre insieme ad altre colleghe della Cooperativa ho avuto la possibilità di andare a Cinisi, in visita alla Casa Memoria Impastato. Il nostro legame con il Centro servizi culturale di Macomer  poi si è rivelato fondamentale per imbastire il tutto».
 
Perché il festival si chiama “Conta e cammina”?
«Nel film I cento passi c’è una frase molto forte che Peppino Impastato dice al fratello Giovanni: “Prima di non accorgerci più di niente”. Questo il messaggio che vogliamo far passare ai ragazzi: essere attivi, reagire, “contare e camminare” come diceva Peppino. Abbiamo coinvolto Giovanni Impastato che, oltre ad essere presente nell’arco della settimana, ci ha affiancato anche nell’organizzazione della rassegna. L’associazione Libera fa parte del gruppo organizzativo, insieme a Sardegna Solidale e alla  Casa Museo Gramsci di Ghilarza». 
 
Non credete sia difficile riuscire a coinvolgere le scolaresche?
«Siamo molto ottimisti a questo riguardo. Si susseguiranno molte attività con educatori professionisti, che li porteranno a fare dei ragionamenti e conoscere personaggi; un’escursione a Parco Mariani, nel comune di Bonorva: l’abbiamo scelto come luogo simbolico di legalità restituita alla comunità -il sindaco ha subìto degli attentati legati a questioni pastorali; due mostre: “Peppino e dintorni” e “Munnizza”, entrambe pensate per i bambini; uno spettacolo teatrale su Giovanni Falcone, che verrà messo in scena dal Teatro dell’Orsa. Sicuramente il pericolo di annoiare i più giovani è sempre dietro l’angolo: Giovanni Impastato mi raccontava di aver partecipato a un progetto simile in Liguria, e che ha ravvisato scarso interesse nell’uditorio perché consideravano il tema della legalità come un qualcosa di distante dalla loro vita».
 
Perché è importante organizzare in Sardegna questo festival?
«In Sardegna purtroppo è ancora molto presente la cultura della balentia, corrispettivo del bullismo. Noi facciamo dei laboratori coi bambini: ci accorgiamo che, ad esempio, alla domanda: “È giusto fare dei sacrifici pagando le tasse?”, in massima parte rispondono: “No, è meglio fare i furbi così rimangono più soldi in tasca”. Ora, è evidente che la colpa non è dei bambini, ma dell’ambiente culturale in cui sono cresciuti. Fondamentale quindi soffermarsi sulle parole del magistrato Caterina Chinnici: “Il termine legalità deve essere legato al sociale prima che al linguaggio giuridico”».
 


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