La Cina sorpassa gli Usa. E’ ormai un filone di notizie alimentato quotidianamente: più auto vendute, più collegamenti a internet nelle scuole, più medaglie d’oro alle olimpiadi e pure più esecuzioni capitali (anche se tempo che si tratti di un tristissimo, inalterato primato). Sono tutti indicatori di un passaggio d’epoca e che pongono, almeno qui in occidente, interrogativi venati di un neanche tanto sottile spleen da fin de siècle. Mi sono fatto irretire da questi pensieri qualche nottata fa mentre mi guardavo una replica delle repliche degli mtv music awards. Grande performance del rapper Jay-Z con New York sullo sfondo (e con una corista che – sacrilegio! – è meglio di Alicia Keys). Immagini che mi facevano pensare al vero sorpasso. Quello sulla produzione culturale (sia pop che alta, se questa distinzione ha un qualche senso) che ha rappresentato (e rappresenta) un baluardo statunitense frutto di uno straordinario melting pot ancora cliente e ben alimentato e di un matrimonio indissolubile col mercato. Se sull’economia la partita sembra già indirizzata, sulla cultura non è ancora iniziata. Ma forse sono le paturnie di un europeo con un eccesso di esposizione all’american culture.
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