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Il sondino si può staccare
La cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura di Milano
di Redazione
La Corte di Cassazione ha deciso: il ricorso della Procura di Milano contro l’autorizzazione a sospendere l’alimentazione artificiale di Eluana Englaro è inammissibile. Diventa così definitivo il decreto che era stato emesso lo scorso luglio dalla Corte di Appello di Milano e che autorizza a “staccare” il sondino che tiene in vita Eluana Englaro permettendo idratazione e alimentazione della giovane.
In una breve nota il primo presidente della Cassazione, Vincenzo Carbone, informa che le sezioni unite oggi “hanno dichiarato inammissibile, per difetto di legittimazione all’impugnazione, il ricorso presentato dal pm presso la Procura generale della Corte d’appello di Milano avverso il decreto del 9 luglio con il quale la Corte d’appello di Milano ha autorizzato il distacco del sondino della paziente, in stato vegetativo permanente”.
IL PADRE
“Viviano in uno stato di diritto”. Sono le prima parole che il padre di Eluana, Beppino Englaro, pronuncia alla decisione della Cassazione che, dichiarando inammissibile il ricorso della Procura di Milano, ha dato il via libera a staccare la spina alla ragazza in stato vegetativo permanente da quasi dieciassette anni. “Ed ora via da questo inferno”, ha aggiunto Beppino.
I POLITICI DELLA MAGGIORANZA
‘Una parte della magistratura rifiuta la tutela della vita umana; privilegia forme piu’ o meno velate di eutanasia e di omicidio del consenziente; impone questa sua opzione al Paese violando le leggi in vigore”. Il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano commenta cosi’ la pronuncia delle sezioni unite della Cassazione. ”Gia’ nelle scorse settimane la Corte Costituzionale aveva preferito chiudere gli occhi, facendo finta di non vedere questa palese invasione di campo. Spetta percio’ al Parlamento -continua Mantovano- restituire al Popolo la sua sovranita’ con una scelta in favore della vita – senza se e senza ma – che ribadisca e renda evidenti le gravi responsabilita’, anche politiche, dei magistrati che avallano scelte di morte”.
”La Cassazione autorizza in pratica il primo ‘omicidio di Stato’ in nome del popolo italiano. Il silenzio delle piu’ alte istituzioni e’ grave e preoccupante, cosi’ come la mancanza di azioni concrete da parte del Governo e del Csm nei confronti di questi magistrati giustizieri”. E’ quanto afferma il capogruppo dell’Unione di Centro in Commissione Affari Costituzionali della Camera, Luca Volonte’, secondo cui ”il Parlamento e’ ora chiamato a recuperare il proprio ruolo, ma soprattutto la propria indipendenza esclusiva sul piano legislativo a partire dall’approvazione di norme che impediscano la pronuncia di sentenze barbare e omicide come quelle emesse negli ultimi anni da parte di una certa magistratura militante. L’omicidio di Eluana Englaro non puo’ rimanere impunito: anche se i mandanti siedono nel Palazzaccio”.
“Purtroppo si e’ verificato quanto tutti noi speravamo non dovesse mai accadere. La Cassazione ha deciso di uccidere Eluana. Questo e’ gravissimo ed inaccettabile in un Paese che ha sempre considerato la persona come valore irrinunciabile. Purtroppo la vita di Eluana non e’ stata considerata degna di essere vissuta”. Lo afferma Maurizio Lupi (Pdl). “Noi riteniamo che un giudice non possa decidere di dare la morte a una persona. Per questa ragione continueremo ad opporci a qualsiasi forma di eutanasia. Resta -conclude Lupi- ovviamente il rammarico di non essere riusciti a salvare Eluana”.
LE ANTRE POSIZIONI
“La sentenza delle sezioni unite della Corte di Cassazione, che ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura di Milano, contraria al decreto della Corte d’appello che autorizzava a staccare l’alimentazione a Eluana, recepisce il vizio di procedura. Per ora di piu’ non si puo’ dire”. Cosi’ Lorenzo D’Avack, giurista e vicepresidente del Comitato nazionale per la bioetica (Cnb) commenta ‘a caldo’ la sentenza degli ermellini che di fatto consente al padre e curatore della ragazza da 17 anni in stato vegetativo, Beppino Englaro, di interrompere alimentazione e idratazione artificiale. “Per un commento piu’ circostanziato sugli elementi di diritto della sentenza – spiega D’Avack all’ADNKRONOS SALUTE – attendo di leggere le motivazioni. In ogni caso torna in vigore, anzi continua a essere in vigore perche’ il suo valore non e’ mai venuto a mancare, la sentenza della Corte d’appello”.
“Penso che in questo modo si vada a concludere una vicenda che rischiava di essere eccessivamente prolungata nel tempo, e penso che si chiudera’ nel modo giusto, dopo questa sentenza”. A parlare e’ Silvio Garattini, direttore dell’Istituto farmacologico Mario Negri di Milano e componente del Consiglio superiore di sanita’ (Css) e del Comitato nazionale di bioetica (Cnb), che commenta la decisione della Corte di Cassazione sul caso di Eluana Englaro, secondo cui si potra’ staccare la spina alla donna, da 17 anni in stato vegetativo permanente. “Mi pare che sia la decisione giusta – dice Garattini – per un caso che non presentava nessuna possibilita’ di miglioramento”.
Eluana Englaro e’ stata condannata a morte dalla Corte di Cassazione, e proprio per questo chiediamo che all’esecuzione della condanna ”non solo assistano alcuni testimoni, ma possa essere registrata in video e messa a disposizione di quanti ne facciano richiesta. Come accade nei Paesi che prevedono la pena di morte per i propri cittadini”. E’ quanto afferma l’associazione d’ispirazione cattolica Scienza e vita in un comunicato diffuso subito dopo la sentenza della Corte di Cassazione che dava il via libera all’interruzione di alimentazione idratazione per Eluana Englaro. ”Consapevoli che la sentenza pronunciata dalla Corte di Cassazione in riferimento al caso di Eluana Englaro non possa non essere rispettata e applicata – spiega Scienza e Vita – ci permettiamo pero’, da liberi cittadini di uno Stato libero, di dissentire. E chiediamo che alla lunga fine di Eluana, proprio perche’ si tratta di una vera e propria condanna a morte in eta’ repubblicana, non solo assistano alcuni testimoni, ma possa essere registrata in video e messa a disposizione di quanti ne facciano richiesta”. ”Come accade nei Paesi che prevedono la pena di morte per i propri cittadini. Cosi’ i nostri figli e i nostri nipoti – si legge nel comunicato – potranno scoprire come un cittadino italiano possa essere condannato da un giudice di uno Stato civile e democratico a morire di fame e di sete”. Questa la reazione dell’Associazione Scienza e Vita alla sentenza che ”condanna a morte Eluana”. ”La decisione della Suprema Corte – osserva ancora l’Associazione – di fatto autorizza la sospensione dell’idratazione e dell’alimentazione che restano secondo noi, e anche per una larghissima parte dell’opinione pubblica italiana, semplici sostegni vitali e non terapie”. ”Da questa scelta consegue – rimarca Scienza e Vita – un’interpretazione riduttiva della vita, quale non degna di essere vissuta. E soprattutto l’idea che la vita umana sia disponibile. Ovvero, che ciascuno di noi possa esercitare addirittura un diritto di morire con il corrispettivo dovere di uccidere (perche’ qualcuno deve pure eseguire la sentenza). Diritto di morire che non e’ contemplato nella Costituzione e che sfida il criterio umanistico del favor vitae a cui essa si ispira”.
L’APPELLO DELLA ROCCELLA
“Beppino Englaro, il padre di Eluana, ha vinto la sua battaglia legale. Ora pero’ ci sia un’assunzione di responsabilita’, per non dare seguito alla sentenza”. Questo l’appello del sottosegretario al Welfare per i temi bioetici, Eugenia Roccella, che commenta la sentenza delle sezioni unite della Corte di Cassazione che hanno dichiarato inammissibile il ricorso della Procura di Milano contro la sentenza della Corte d’appello del capoluogo lombardo. Dunque, ora il padre di Eluana, da quasi 17 anni in stato vegetativo, puo’ interrompere alimentazione e idratazione forzata. “Il padre di Eluana – ribadisce Roccella – ha vinto la sua battaglia di militanza, anche ideologica, a cui teneva. Ora pero’ – incalza – invoco un’assunzione di responsabilita’, a fronte del fatto che nel provvedimento della Corte d’appello non c’e’ alcun obbligo di dare seguito a quanto accertato. Adesso – conclude – e’ il momento della responsabilita’, di Beppino Englaro, del medico di Eluana, delle strutture sanitarie, della politica”.
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