Famiglia
Il sogno di Flynn Fritz, filantropo logista. Lemergenza col turbo
Era il re dei trasporti, poi ha venduto tutto mettendosi a servizio delle ong.
A San Francisco c?è un uomo convinto di poter mettere il turbo alle ong. Con un software. Si chiama Flynn Fritz, ha 63 anni e 437 milioni di dollari per vincere la sua scommessa. Cioè “aumentare del 30% la velocità dell?intervento umanitario di ong e istituzioni internazionali”. Da Oxfam all?Onu. Matto o filantropo?
Filantropo, concordano l?America delle corporate, che l?ha incrociato spesso nei summit del World Economic Forum, e quella della società civile, che lo accompagna in missione sul campo. Ma diverso da tutti i filantropi visti finora in California. Per il look – pelata, pancetta e giubbotti fuori moda sia per i miliardari alla Rockfeller che per quelli alla Bill Gates e per il modo in cui è diventato ricco: trent?anni di lavoro in cui ha trasformato la Fritz Cos., un?azienda di trasporti di 20 persone, in un gigante della logistica con 10mila dipendenti in 120 Paesi. Un?eternità per i filantropi di Silicon Valley che grazie a Internet hanno fatto i miliardi in un paio d?anni e che, nel 2001, sono rimasti di stucco quando Fritz ha venduto la Fritz Cos. alla United Parcel Service (per 437 milioni di dollari in azioni) per mettere la sua esperienza al servizio delle charity. Obiettivo: “Risolvere quell?incubo logistico che è ogni emergenza umanitaria”.
L?incubo per Fritz è diventato realtà nel 2001, durante il terremoto in Gujarat: “I miei dipendenti indiani cercavano di mettersi in contatto con i parenti che vivevano nella zona del sisma, ma nonostante fossimo i leader mondiali nel campo della logistica non riuscivamo ad aiutarli”. È allora che ha coniato il termine ?logistica umanitaria? e che, probabilmente, ha cominciato a pensare come velocizzare e rendere più efficiente l?intervento d?emergenza delle ong “dal lancio di una raccolta fondi alla consegna di aiuti sul territorio”.
La sua soluzione si chiama Humanitarian logistics software, un programma che consente di informatizzare ogni fase dell?intervento e di monitorare in qualunque momento, e da qualunque Paese del mondo, un carico di aiuti umanitari. Basta avere un computer e un allacciamento a Internet.
Possibile? Per esserne sicuri, bisognerà aspettare che la Croce Rossa internazionale termini la sperimentazione del software, iniziata il 4 settembre. Ma una cosa è certa: Fritz ha fatto tutto il possibile per vincere la sua scommessa. Appena venduta la Fritz Cos, ha investito 2 milioni di dollari per creare il Fritz Institute, una fondazione che insieme alle università più prestigiose del Paese s?è messa a studiare le performance di ong e istituzioni internazionali nelle grandi emergenze, dal terremoto del Gujarat alla guerra in Afghanistan. Risultato: “Abbiamo scoperto che per fare un ordine di tende e coperte, scrivendo su un documento word il nome e la quantità di materiale da acquistare, adesso servono quasi due ore. Col nostro software, il tutto dovrebbe risolversi in un paio di minuti”, ha confidato Fritz alla stampa internazionale che ormai s?è abituata a incontrarlo sulla prima linea delle emergenze al seguito di qualche ong. Come è accaduto a luglio di quest?anno, in Iraq: per una settimana il filantropo ha tallonato volontari e operatori di Care scrivendo in un diario, che poi ha pubblicato sul sito Fritz Institute, impressioni e spunti per facilitare il compito della ong.
Lusso da miliardari col pallino del sociale e tanto tempo libero a disposizione? No. Per Fritz le missioni sul campo sono la parte fondamentale del suo lavoro. “Perché ogni organizzazione ha le sue esigenze e voglio saper rispondere a tutte”. A cominciare da quelle della Croce Rossa, per cui è stato costruito l?Humanitarian logistics software, finanziato da Fritz con un milione di dollari e innumerevoli ore di lavoro spese a intervistare il personale della Croce Rossa a Ginevra e quello sul campo. Senza contare il tempo dedicato a fare il condirettore del Disaster response network creato dai membri del World Economic Forum dopo gli attentati dell?11 settembre per migliorare la collaborazione tra aziende e Terzo settore nella lotta alle grandi emergenze mondiali. Alla domanda “ma chi glielo fa fare”, che gli è stata rivolta qualche tempo fa dalla Bbc, lui ha risposto: “Sento che sto veramente bene aiutando la gente a stare bene. È la cosa migliore che ho fatto fino adesso”, e intanto ha guadagnato, a luglio, la stima del prestigioso mensile Forbes che l?ha descritto come l?uomo capace di trascinare l?intervento umanitario nel Terzo millennio.
Con un software, ovviamente. Ma anche senza dimenticare i volontari in prima linea.
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