Non profit
Il socio se ne va. Basta la parola?
Un socio di un'associazione esterna la volontà di andarsene. E' necessaria una verbalizzazione scritta dell'accaduto.
Sono il presidente di un?associazione. Il socio X, contestatario e polemico oltre misura, si presenta dinanzi al Consiglio direttivo e dichiara di lasciare l?associazione a causa dei rapporti non più idilliaci con alcuni soci e il Consiglio stesso. Come segno palese restituisce la divisa, i tesserini di riconoscimento e l?attrezzatura fornitagli, respingendo qualsiasi invito a ripensarci. L?esternazione, anche se non scritta, può essere considerata una dichiarazione unilaterale di recesso? Può essere una dichiarazione palese la restituzione della divisa e delle attrezzature fornite dalla nostra associazione? Al contrario, il Consiglio potrebbe deliberare l?esclusione per un socio che mette in atto tali comportamenti destabilizzanti? Enrico P. (email)
Credo che ciò che è successo a lei e al Consiglio direttivo della sua associazione (un socio che lei ha definito contestatario e polemico che si presenta per dichiarare la sua volontà di abbandonare il sodalizio) sia il sogno di moltissimi vostri omologhi, per cui non se ne disperi. Ah, come cambierebbe la qualità della nostra vita se tutti gli scocciatori si auto-eliminassero; sconteremmo loro anche i cinque minuti finali, e ben sopporteremmo quell?ultima sceneggiata se fossimo realmente sicuri che, varcata la soglia dell?associazione, non si faranno più vedere (né sentire)!
Ma pochi sono i fortunati (tra i quali possiamo annoverare lei) e pochi gli scocciatori ?a tempo determinato?, o auto-estinguenti; e così le rispondo brevemente cosa, a parer mio, dovrebbe fare, ben sapendo che altri presidenti leggeranno queste poche righe quale argomento di fantascienza.
Tradizionalmente, il legame tra il socio e l?associazione si scioglie o per estinzione di una delle due parti (decesso del socio o scioglimento dell?associazione), oppure per volontà di almeno una delle due parti (dimissioni volontarie del socio o provvedimento di espulsione da parte dell?organo demandato a giudicare il comportamento dei soci).
Di norma, e non è il suo caso, le questioni si complicano quando è l?associazione che vuole espellere un sodale, dato che una delibera in tale direzione deve essere emessa a garanzia dell?associazione stessa. Intendo dire che non si può estromettere nessuno se non occorrono gravi e comprovati motivi (per esempio: indegnità morale, danno materiale e immateriale procurato all?associazione, mancato pagamento delle quote sociali o dei corrispettivi pattuiti). Tali cause dovrebbero essere esaminate da un organo collegiale, meglio se arbitro terzo (per esempio i probiviri) che garantisce l?imparzialità del giudizio e che emette parere più o meno vincolante, a seconda del dettato statutario.
Nel vostro caso, mi permetto di suggerire la verbalizzazione di quanto accaduto nel corso della riunione del Consiglio direttivo, e la presa d?atto delle dimissioni volontarie e coreografiche del socio. Nel vostro libro dei soci, riportate, con ampio sospiro di sollievo, la cancellazione da qualità di socio del signore in questione e allo stesso modo agite con il registro dei volontari assicurati.
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