Welfare
Il sociale? Utile in bilancio
Iniziative di pubblica utilità, progetti etici e trasparenza sugli investimenti: sono le nuove frontiere della strategia dimpresa. Negli Usa lo sanno da tempo, in Italia si comincia soltanto adesso
Non è obbligatorio come quello contabile né famoso come negli Stati Uniti, ma anche in Italia il bilancio sociale comincia ad avere una nutrita schiera di ?fan?. Questo strumento integrativo di comunicazione dell?attività aziendale, infatti, che le imprese scelgono volontariamente di redigere per ?raccontare? ai loro stakeholder (cioè tutti coloro interessati al suo andamento: azionisti, dipendenti, fornitori, cittadini, associazioni, istituzioni, le banche, ecc.) le iniziative a sfondo socio-ambientale intraprese e realizzate, fa sempre più proseliti. E se finora hanno deciso di adottare tale prassi solo poco più di una decina di aziende tra cui Coop, Enichem, Unipol, Ferrovie dello Stato, Credito Valtellinese, Ciba Italia, Zanussi, Telecom, Agip petroli, esse sono senza dubbio destinate ad aumentare significativamente entro breve. Per una ragione molto semplice: i cittadini consumatori sono ormai davvero convinti che le imprese non debbano provvedere solo a macinare utili su utili ma anche a impegnarsi in iniziative di pubblica utilità. E se poi si dimostrano capaci di farlo e comunicarlo efficacemente alla collettività, alla fine riescono a trarne pure ottimi profitti.
A sostenerlo sono in tanti, esperti di bilancio, docenti universitari, manager di rango, consulenti aziendali, intervenuti pochi giorni fa al convegno internazionale ?Bilancio sociale: tendenze e esperienze a confronto? organizzato da Sodalitas, l?associazione per lo sviluppo dell?imprenditoria sociale nata su iniziativa di Assolombarda e partner di Ebnsc (European business network for social cohesion), una centrale europea del bilancio sociale che incoraggia le imprese a operare secondo modalità che stimolino la crescita e l?occupazione e prevengano l?emarginazione sociale. «In Italia, secondo un?indagine di Sodalitas del 1998 condotta su un campione rappresentativo di 1000 cittadini consumatori», ha esordito la sua presidente Diana Bracco, «più dell?80% degli intervistati si è dichiarato molto o abbastanza favorevole all?intervento delle imprese nella soluzione di problemi sociali». E ha aggiunto: «Questo significa che la società è divenuta sempre più esigente nei confronti dell?impresa e richiede comportamenti impegnati e rigorosi nella sfera sociale e ambientale. Ne consegue che un buon bilancio sociale, informando con chiarezza in merito alla performance sociale dell?impresa, risulta un ottimo strumento per avviare un dialogo costruttivo con gli stakeholder, anticipandone le esigenze». E che un simile dialogo produca poi ottimi frutti in termini di profitti lo attestano i dati di un recente studio realizzato dall?autorevole settimanale ?The Economist? su 200 imprese statunitensi attente a misurare il loro impegno per la comunità, da cui emerge che dal 1993 a oggi gli indici di Borsa di queste aziende sono cresciuti di ben sei volte, il 50% di resa in più rispetto agli indici dei titoli tecnologici ed energetici.
Anche Michele Campione di Electrolux Compressori, che dal 1997 redige il bilancio sociale, ha sottolineato l?importanza del coinvolgimento degli stakeholder durante il processo di redazione del bilancio: «Noi ci incontriamo periodicamente con gli amministratori pubblici locali, i presidi delle scuole, il mondo dell?associazionismo e molti altri soggetti ancora per definire insieme gli interventi che possono rivelarsi particolarmente utili per la nostra comunità ?ospitante?. Così facendo ha preso corpo per esempio l?idea di ristrutturare alcuni edifici scolastici dove far incontrare studenti e mondo del lavoro oppure di sviluppare le subforniture a livello locale o ancora di promuovere l?occupazione femminile». Marco Maggi della Coop, la prima azienda italiana a fare un bilancio sociale (nel 1992) si è soffermato invece sul fatto che :«per un impresa delle dimensioni della Coop con 15 mila miliardi di fatturato nel ?98, 4 milioni di soci e quindi una forte identità cooperativa come fattore di successo, il bilancio sociale rappresenta uno strumento di riscontro della nostra coerenza imprenditoriale volta a perseguire l?etica del profitto».
Insomma, il bilancio sociale ci fa sapere un sacco di cose che le cifre da sole non dicono, attiva un?importante interlocuzione tra l?impresa e l?intera società di riferimento, stimola un suo significativo impegno nel sociale che poi i cittadini consumatori sono ben disposti a premiare. È chiaro perché ha tanti ?fan?? ?
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.